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La marijuana arrivava a scuola dentro il suo zaino, in mezzo a libri e quaderni, e veniva poi venduta agli studenti durante l´intervallo. Leopoldo Sorrentino, 18 anni, iscritto al terzo anno del corso di studi per operatore elettronico dell´Ipsia Enrico Medi di via Leonardo da Vinci, è finito in carcere con l´accusa di spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. Sei compagni, sorpresi a fumare uno spinello, sono stati segnalati alla prefettura come consumatori di droghe leggere. Sorrentino preparava tutto con cura: avvolgeva le dosi nella carta trasparente e le sistemava dentro un pacchetto di sigarette vuoto che finiva in fondo allo zaino.

Gli studenti sapevano che per farsi una “canna” bastava andare davanti al supermercato Sma, a pochi passi dall´istituto, nei minuti della ricreazione. I genitori degli alunni avevano notato strani movimenti nei pressi della scuola e avevano fatto numerose segnalazioni alle forze dell´ordine. Così, due giorni fa, i carabinieri hanno deciso di intervenire. Due militari in abiti civili e con lo zaino in spalla hanno aspettato i minuti dell´intervallo. Hanno assistito al primo scambio di “erba”, quindi hanno arrestato Sorrentino, bloccando e identificando altri sei studenti che fumavano marijuana prima di tornare in classe.
Il Medi è un istituto professionale che conta 1.300 iscritti: ci sono più uomini che donne. Le ragazze frequentano i corsi di moda e servizi sociali. I ragazzi seguono quelli da operatore elettronico, meccanico, elettrico, termico e per le telecomunicazioni.

Ieri mattina, nella sala dei professori, quattro docenti sistemavano i registri. «Non sapevamo che ci fosse qualcuno che spacciava droga tra un´ora di lezione e l´altra – dicono gli insegnanti che preferiscono rimanere anonimi – ma non ci stupisce. In questa scuola ci sono ragazzi piuttosto vivaci, mettiamola così». Antonio Di Salvo, coordinatore del corso per operatore elettronico e professore dello studente arrestato, racconta il suo stupore: «Quando i ragazzi sono tornati in classe alla fine dell´intervallo, ho notato che Sorrentino non era con loro. Ho chiesto dove fosse e mi hanno spiegato quanto accaduto. Sorrentino sembrava tranquillo. Un ragazzo taciturno. I suoi genitori venivano spesso a scuola per informarsi del suo rendimento». Il vicepreside, Angelo Inzirillo, prova a tenere la scuola fuori dalla vicenda: «I ragazzi non potrebbero mai vendere marijuana qui dentro – sostiene – ci sono molti controlli e noi stiamo attenti. Quello che gli alunni fanno fuori dai cancelli, anche durante l´intervallo, non possiamo saperlo. Questo di Sorrentino, però, è certamente un caso isolato».

I ragazzi dell´Ipsia fanno ricreazione dalle 11 alle 11,30. Fuori dai cancelli i percorsi si separano: c´è chi va a destra, verso il supermercato, e chi va a sinistra verso il panificio. «Funziona così – spiegano Eduardo, Ugo e Gaetano, tutti diciottenni iscritti all´ultimo anno – chi vuole drogarsi, bere birra e litigare va verso il supermercato. Chi vuole stare lontano dai guai va verso il panificio. Non sapevamo che ci fosse qualcuno che spacciava, ma chi va a destra durante la ricreazione, cioè la maggior parte dei ragazzi, di sicuro ne era al corrente».

Davanti al supermercato il marciapiede è più riparato. «I nostri compagni di scuola vanno lì per fumare le canne e per prendersi a botte – raccontano i tre diciottenni – c´è una lite al giorno. Spesso per ragioni futili. Anche dal lato del panificio c´è chi fuma marijuana, ma sono comunque ragazzi più tranquilli. Dall´altro lato ci vanno soprattutto gli iscritti al corso di meccanica, i più scalmanati». All´Ipsia, insomma, molti studenti assumono droghe leggere. «Uno su due – dice un ragazzo con il berretto da baseball inforcato in testa – ma è una cosa normale. Succede in tutte le scuole». Antonina La Rosa e le sue compagne Noemi, Rosanna e Giusy frequentano l´ultimo anno dell´indirizzo moda: «Quasi tutti i ragazzi dell´Ipsia – raccontano – il sabato pomeriggio vanno in piazza Politeama. Chi vuole fumare le canne e bere alcolici si sistema in genere più vicino al tempietto della musica. Ci vanno soprattutto gli studenti fino al terzo anno. Noi che siamo più grandi non ci andiamo più».
I genitori, pochi per la verità, che vanno a prendere i figli all´Ipsia hanno paura. «Ci dovrebbero essere più controlli – dice Giovanna Pipitone, madre di uno studente del primo anno – non mi piace sapere che c´è chi spaccia droga seduto tra i banchi assieme a mio figlio».