
Il Vaso di Pandora vol. XXXII – n. 1 – 2025
È uscito il numero monografico della rivista Il vaso di Pandora, intitolato “Femminicidio, storie e riflessioni”, curato da Monica Carnovale e Norberto Miletto (vol. XXXII – n. 1 – 2025). Un numero denso, plurale, dedicato alla memoria di Grazia Zuffa, di cui ospita uno degli ultimi scritti pubblicati: “Uomini che uccidono le donne: né mostri né matti”.
L’articolo di Zuffa (che potete trovare qui) si muove a partire dalla narrazione cinematografica – Creature di Dio delle registe irlandesi Anna Rose Holmer e Saela Davis (2023) – per entrare nel cuore di un dibattito che attraversa oggi anche una parte del movimento femminista: quello sull’uso del diritto penale come strumento di advocacy contro la violenza di genere.
Grazia mette in guardia dal rischio di una saldatura tra istanze femministe e populismo penale, che finisce per rinchiudere la soggettività femminile nel ruolo passivo della vittima, affidando alla macchina della punizione il compito di rispondere alla violenza sistemica. Una soggettività dimidiata, la definisce Zuffa, che perde in forza politica ciò che guadagna in “riconoscimento” istituzionale.
Il femminicida, in questa logica, è trasformato in mostro, eccezione, devianza. Eppure – ci ricorda Zuffa – la riflessione femminista ci ha insegnato da tempo che il femminicida non è un alieno sociale, ma l’incarnazione più estrema e brutale della normalità patriarcale. Un soggetto da comprendere non per assolvere, ma per sfidare il sistema che lo produce e lo tollera.
Il numero della rivista offre anche altri contributi fondamentali per approfondire il tema da diverse prospettive: Patrizia Meringolo affronta le narrative sociali e mediatiche sul femminicidio (Quella di Marinella è una storia vera…), Emilia Rossi critica la proposta di introdurre il reato autonomo di femminicidio (Il reato di femminicidio: un’ingiustizia nel nome delle donne), Marco Vaggi propone una lettura clinica del fenomeno, Pietro Pellegrini presenta un’analisi statistica aggiornata e Giulia Melani riflette su genere e processo penale. Completano il volume l’introduzione di Monica Carnovale, le riflessioni finali di Paolo Rossi e un ricordo intenso di Grazia Zuffa firmato da Franco Corleone, dal titolo emblematico: L’eredità di Grazia Zuffa.
La pubblicazione arriva in un momento cruciale. Solo pochi giorni fa, la senatrice Giulia Bongiorno ha rilanciato l’ennesima proposta punitiva in risposta al femminicidio della quattordicenne Martina Carbonaro: abbassare l’imputabilità a 12 anni e limitare l’uso dei cellulari tra adolescenti. Una risposta emotiva e demagogica, che punta il dito contro le tecnologie anziché interrogare il potere, spostando il problema dalla cultura patriarcale alle “devianze giovanili”.
Contro queste derive, il numero di Pandora è un antidoto prezioso, uno strumento per pensare, per riflettere, per non cedere alla semplificazione. E soprattutto, un atto di memoria e di futuro nel nome di Grazia Zuffa, che ci ha insegnato a non accontentarci della giustizia simbolica, ma a cercare quella vera: politica, collettiva, trasformativa.