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Tra mille difficolta’, il Messico prova a voltare pagina. L’avvocato 46/enne Enrique Pena Nieto si e’ insediato come nuovo capo di stato, prendendo il posto di Felipe Calderon, che lascia la presidenza con un pessimo bilancio sul fronte della lotta alla poverta’ e ai ‘narcos’.
L’arrivo al potere di Pena Nieto segna l’avvio non solo di una nuova tappa nella ‘guerra’ al narcotraffico, ma anche il ritorno ai vertici dello Stato del ‘Partido Revolucionario Institucional’ (centro), che ha riconquistato la presidenza per 12 anni in mano al Partito di Azione Nazionale (destra) di Calderon e di Vicente Fox.
Oggi a Citta’ del Messico e’ stata la giornata dell’ insediamento, iniziata pero’ nel peggiore dei modi. Davanti alla sede della Camera dei Deputati, luogo dove si e’ svolta la cerimonia, ci sono stati tafferugli tra gli indignados del movimento studentesco ‘Yosoy132′ e la polizia. Uno dei manifestanti, un ragazzo di 25 anni, e’ rimasto gravemente ferito.
Le manifestazioni confermano le difficolta’ che attendono Pena Nieto, il quale dovra’ affrontare una sfida rappresentata da un esplosivo cocktail fatto di tre ingredienti: la poverta’, la corruzione e la violenza endemica che colpisce in lungo e in largo il grande paese latinoamericano, con una popolazione pari a circa 120 milioni di abitanti.
Pena Nieto ha gia’ preparato una serie di iniziative di fronte al fallimento della strategia scelta da Calderon, il quale ha combattutto i cartelli della droga con l’esercito: e’ cosi’ riuscito a catturare qualche grande boss perdendo pero’ la battaglia di fondo, con un bilancio tragico.
Nei suoi sei anni di governo, i morti ammazzati sono secondo alcune stime intorno ai centomila. La cifra reale – precisano diverse ong – potrebbe invece arrivare al doppio, considerando le persone indirettamente coinvolte nel narcotraffico, uccise o torturate a morte.
‘Interi strati della nostra societa’ sono in mano ai cartelli della droga, gruppi criminali e mercenari’, ricorda la giornalista Anabel Hernandez nel libro ‘Messico in fiamme, l’eredita’ di Calderon’. E la corruzione ha d’altro lato un ‘costo’ pari a circa 85 miliardi di dollari: la cifra stimate delle bustarelle pagate dagli imprenditori a politici e funzionari pubblici.
I migliori risultati della presidenza Calderon sono quelli economici, vista la crescita (3,8% nel 2012) del paese e un’inflazione (4%) sotto controllo. Rimane invece del tutto aperta l’enorme ferita della poverta’ e dell’indigenza.
‘La maggior sconfitta del nostro paese sono i 60 milioni di poveri che ci vivono’, ricorda per esempio Elmer Mendoza, autore di ‘narco-romanzi’, filone della letteratura che va per la maggiore non solo in Messico ma anche in altri paesi latinoamericani.