“Chi considera ubriaco un cittadino che ha bevuto un bicchiere di vino a cena pecca di proibizionismo e fallisce il bersaglio. Se l’efficacia di una strategia di contrasto all’alcolismo in genere, non solo a quello giovanile, si puo’ misurare in numeri, allora l’Istat conferma che si puo’ fare di piu’ e lo si puo’ fare educando al buon bere e insegnando quel ‘modello mediterraneo’, alternativo al binge drinking, cioe’ al bere per sballarsi e fuori pasto, cui faceva riferimento, appena due anni fa, lo stesso direttore Scafato”. Lo afferma in una nota il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia.
La dichiarazione giunge in risposta al direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanita’, Emanuele Scafato, che ha contestato le affermazioni di Zaia contenute nell’intervista rilasciata al mensile “Quattroruote”, oggi in edicola.
Scafato, ricorda Zaia, “indicava l’abbandono di questo modello come una delle cause dell’abuso di alcolici da parte dei piu’ giovani. Che Scafato si metta d’accordo con se stesso. Del resto, la scienza ci dice anche che un moderato consumo di vino, ha effetti benefici sul cuore e sul sistema cardiovascolare”.
“Come ho fatto, con risultati riconosciuti a livello internazionale, quand’ero presidente della Provincia di Treviso – dice ancora Zaia – e’ necessario agire su piu’ fronti, rifuggendo dalla comoda scappatoia della criminalizzazione indistinta e a tutti i costi. I giovani, e non soltanto loro, non si limitano a bere, ma usano farmaci, droghe, leggere e pesanti. Quante morti sono causate da questo genere di abusi? Quante dalla distrazione; quante, ancora, sono legate all’inesperienza di guida? Nonostante la legge, e’ frequente infatti incontrare giovani e giovanissimi neopatentati al volante di macchinoni”.