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La violenza legata al narcotraffico estende ogni giorno di piu’ in Messico i confini dell’orrore. Dopo il ritrovamento di 16 cadaveri, sette con la lingua strappata, a Tijuana, nello Stato di Baja California al confine con gli Usa, ieri le autorita’ della stessa citta’ hanno indicato di aver localizzato tre serbatoi, ognuno dei quali ha al suo interno i corpi di due persone. La polizia municipale, si e’ appreso, e’ intervenuta su segnalazione della cittadinanza, e appiccicato ad uno dei contenitori ha trovato un messaggio che diceva: ‘Questo capita a chi frequenta lui (la persona non e’ specificata, ndr.). Li ridurremo tutti in poltiglia’. Quasi simultaneamente, a San Antonio de los Buenos, in provincia di Tijuana, sono stati rinvenuti altri due cadaveri avvolti in coperte, accompagnati da un messaggio di cui non e’ stato diffuso il contenuto. Questi episodi danno ancora piu’ forza all’ondata di violenza senza precedenti che ha colpito il Messico negli ultimi anni e che solo nel 2008 ha causato piu’ di 3.400 morti, vittime della lotta senza quartiere dei grandi Cartelli della droga messicani (Sinaloa, Golfo, Juarez e Tijuana). Dati ufficiali indicano che tra le vittime del narcotraffico ben 152 erano persone innocenti e non implicate in traffici illeciti: tra loro 39 bambini. Per far fronte a questo fenomeno il governo ha inviato in numerosi Stati, in cui il livello della violenza e’ maggiore, decine di migliaia di uomini dell’esercito, che spesso hanno letteralmente esautorato le forze di polizia locali. Nonostante questo, lo scorso 15 settembre, a Morelia, capitale del Michoacan e citta’ natale del presidente Felipe Calderon, alcuni sconosciuti hanno lanciato ordigni esplosivi fra la folla causando la morte di otto persone ed il ferimento di altre 100. Nell’ambito delle indagini su questo attentato, sono stati arrestati alcuni esponenti del famigerato gruppo di killer Los Zetas, braccio armato del Cartello del Golfo.