Nei Paesi Bassi, la pausa estiva è alle porte ed il basso profilo che la politica sta mantenendo, in attesa ai primi di agosto, dell’inizio della campagna elettorale, fa presagire che il testa a testa tra i liberali del VVD, il partito del premier uscente ed i socialisti dell’SP, quest’ultimo dato per un soffio in testa ai sondaggi, passerà anche per la questione wietpas.
I liberal-conservatori, proseguono senza sosta la campagna anti-cannabis inaugurata con l’introduzione del pass: la scarsa fortuna della “teoria del disturbo provocato dai turisti della canna”, sommersa dal caos (e dalle polemiche) seguito al boom di spacciatori in strada, ha suggerito ai vertici del partito conservatore di cercare un nuovo bersaglio. Rene Leegte, deputato del VVD, ha allora lanciato una crociata contro la coltivazione illegale di cannabis, che secondo dei dati in suo possesso, costerebbe ai contribuenti olandesi ben 120 milioni di euro l’anno in energia “trafugata”. Ma il quotidiano NRC, ritenendo la cifra eccessiva, ha voluto vederci chiaro ed ha scoperto che lo scoop dell’onorevole, era stato “costruito” manipolando i dati dell’autorità olandese per l’energia elettrica; il parlamentare è stato, allora costretto ad un imbarazzato dietrofront: non più 120 milioni ma 80. Troppo anche in questo caso, hanno fatto sapere dal quotidiano di Amsterdam; con un dettagliato report, pubblicato la scorsa settimana, l’NRC ha smontato la propaganda, dimostrando come in Olanda, il furto di energia elettrica, non differisca in percentuale da quello di altri paesi europei e in sostanza non rappresenti in alcun modo un’emergenza.
Se dalle parti dell’Aja, l’ansia di racimolare voti, può condurre a scivoloni simili, ad Arnhem, nel cuore del paese, si affrontano altri problemi: i coffeeshop sono troppo pochi, 11 per l’esattezza, mentre secondo i liberali di sinistra del D66, partner della coalizione di centro-sinistra al governo della cittadina, ce ne vorrebbero almeno 15.