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Hashish, marijuana, alcol, certo, tutto questo. Ma la gran moda sono soprattutto i cocktail fai-da-te, mescolare l’Aulin con la birra, gli antiaggregganti che usa la nonna per il cuore shakerati con gli alcolici, o
la vecchia aspirina con la coca-cola.
Per non parlare, ma qui siamo alle soglie dell’impossibile, «del Lasonil spalmato sui fogli di carta». Fai una pallottola, la mastichi e lo sballo, assicurano gli intervistati, è assicurato.
Non siamo nelle favelas brasiliane dove i bambini aspirano colla, nelle montagne andine dove le foglie di coca sono pane quotidiano a tutte le età o in medioriente dove le bocche masticano senza sosta il chat. Siamo in Italia, nelle scuole pubbliche e dell’obbligo, tra ragazzi che hanno 15-16 anni.

È un quadro allarmante quello disegnato dall’ultimo studio del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa che ha coinvolto 10 mila studenti.
L’indagine scolastica è un programma europeo sul consumo di alcol e droghe nelle scuole (Espad) e dal 1995 osserva la popolazione scolastica di 35 paesi europei.
L’indagine «riguarda ragazzini di 15-16», sottolinea Sabrina Molinaro, ricercatrice precaria («nonostante i miei 35 anni») dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e responsabile del progetto per quello che riguarda l’Italia. Il dato più allarmante riguarda l’assunzione di tranquillanti e sedativi senza prescrizione medica.
L’Italia è al quarto posto con il 10% degli studenti che fa uso di questi
cocktail. La percentuale è cresciuta del quattro per cento rispetto al 2003. In quel dieci per cento, la percentuale femminile è doppia rispetto
a quella maschile (17% contro il 9%).

COCKTAIL FAI-DA-TE

«Si tratta – spiega la dottoressa Molinaro – di cocktail fai-da-te che i ragazzi sperimentano mescolando le medicine che trovano in casa e utilizzate dai genitori o dai nonni». Internet, il passaparola, molta curiosità e voglia di sperimentazione fanno il resto. La gravità del “gioco” si misura con gli effetti collaterali: problemi con gli insegnanti,
scarso rendimento scolastico, tensioni a casa, bugie, distrazione,
eccitazione. L’indagine non può e non deve avventurarsi in analisi di
tipo sociologico, Le risposte alla domanda «perché» aiutano però a capire
molto. Il 40 per cento dice di prendere psicofarmaci «per dormire», il
60 per cento «per aiutare l’umore», il 20 per cento lo fa per questioni legate alla dieta o per curare l’iperattività.

«Il totale non fa cento – spiega Molinaro – perché spesso chi si impasticca
per dormire lo fa anche per dimagrire». Resta la domanda su come possano i ragazzi avere a disposizione i farmaci. «Le nostre case – spiega la dottoressa – pullulano di confezioni di forti anfetaminici come il Ritanil,
ansiolitici come Tavor e Lexotan». I ragazzi lo sanno, vanno, mescolano
e consumano. Per non parlare del fenomeno delle mamme che dannocalmanti ai figli piccoli per farli dormire.
Guidano la classifica degli psicofarmaci Polonia (15% degli intervistati),
Lituania e Francia-Principato di Monaco. Agli ultimi posti ci sono Armenia, Austria, Russia e Regno Unito (tra lo 0 e il 2%).

VODKA IL SABATO SERA
La situazione è meno allarmante quando si parla di sigarette. Il vizio
del fumo registra un quattro per cento in meno rispetto ai dati del
1995. «In Italia – afferma Molinaro – ha fumato almeno una sigaretta il
61%degli studenti intervistati e siamo sesti nella top ten europea».
Stabile il consumo di sostanze illecite (cannabis il 19%; Lsd, cocaina, ecstasy il 7%) e degli alcolici («a metà nella classifica europea») mentre aumenta in modo significativo (38% contro il 34) il consumo di tanto alcol nella stessa serata (binge drinking, cinque o più bevute di fila). È la sbronza del fine settimana, bottiglie di vodka comprate al supermercato e poi bevute in gruppo. Lo fanno soprattutto le ragazze.