La vicenda del comune catalano di Rasquera, i cui abitanti si sono pronunciati per referendum a favore della conversione di alcune coltivazioni poco redditizie alla coltivazione di cannabis (destinata ai 5.000 soci di una associazione barcellonese di autoconsumo), stimola considerazioni e interrogativi di non lieve interesse. Indubbiamente positivo è il metodo con il quale è stata presa la decisione, un metodo svizzero di democrazia diretta in cui il volere espresso dai cittadini si confronta con i successivi livelli dell’ordinamento politico (comune, comunità autonoma – in questo caso la Catalogna, seconda per popolazione dopo l’Andalusia, ma prima di Madrid – e governo centrale).
Il sindaco, che aveva minacciato di dimettersi in caso di vittoria dei sì, dopo una prima ritirata tattica (accetterebbe i risultati ma solo se i sì raggiungono un bulgaro 75%), ha messo la testa a posto, accettando di rimanere al suo posto. Il che significa che i preconcetti ideologici, giù giù sino alla pesante stigmatizzazione di chi si fa qualche canna – uno stigma che fa suicidare più di un giovane il quale non osa guardar negli occhi i compaesani all’uscita dal commissariato o dalla galera – sono meno rocciosi di quanto non si ritenga, possono attenuarsi in buona parte delle persone quando si affaccia un buon motivo (in questo caso, “per qualche euro in più”).
Assai più problematica è la previsione di come le successive autorità competenti maneggeranno questa patata bollente. Il contratto tra Rasquera e associazione di autoconsumo verrà trattato alla stregua del narcotraffico a scanso, in caso contrario, di uno sbarco di marines? ovvero verrà equiparato alla coltivazione di piccole quantità per uso personale, in base al rapporto tra la quantità del prodotto e le migliaia di soci della suddetta associazione? (Il governo catalano ha subito presentato ricorso alla magistratura contro l’iniziativa, e pare che in prima istanza il ricorso sia già stato accolto).
Mentre il re di Spagna si mette in posa con l’archibugio da caccia grossa fieramente al piede, tra lelefante appena giustiziato e la sua escort N° 1501, belle grane si preparano per il suo governo, oltre alle tante che già gli procurano gli indocili catalani. Insomma, dieci, cento, mille Rasquera potrebbero segnare l’inizio della fine di una guerra alla droga già in partenza perduta; o almeno – per attenersi alla churchillliana prudenza – la fine dell’inizio.