Nel 2006 un chilo di pasta di oppio in Afghanistan costava cinquecento dollari. Poi nel corso del 2007 la produzione è raddoppiata, facendo crollare il prezzo a cento dollari. E quest’anno sarà anche peggio: potrebbe scendere a cinquanta dollari. "Siamo certi che le coltivazioni di papaveri aumenteranno", ha detto il generale statunitensi Dan McNeill, che comanda le forze Nato nella prima conferenza di gennaio: "Nel 2008 i trafficanti segneranno un nuovo record". Agli americani la questione interessa soprattutto per i proventi che fornisce alla guerriglia talebana: "Perché il 90 per cento di quell’eroina finisce in Europa, quindi il problema del consumo riguarda il vecchio continente". Si tratta di una quantità mostruosa di droga: 8.400 tonnellate solo nello scorso anno. Che diventa disponibile per prezzi irrisori: all’ingrosso adesso è quella meno cara di tutte.
Le piantagioni di oppio in Afghanistan sono già diventate l’82 per cento delle coltivazioni mondiali, con una produzione concentrata per circa il 70 per cento nell’Helmand. In questa desolata provincia meridionale di poco più di un milione di abitanti, diventata il cuore della resistenza Pashtun e il centro direzionale dei nuovi talebani, si coltiva più oppio che in intere nazioni come il Myanmar, il Marocco o addirittura la Colombia, che pur restano (soprattutto la Colombia sud-occidentale e il Myanmar orientale) gli altri bastioni internazionali della droga.
"Il problema nell’Helmand è la lotta tra le forza della coalizione e i talebani", ha detto Antonio Maria Costa, il direttore esecutivo dell’ufficio delle Nazioni Unite per le droghe e il crimine organizzato: "In Helmand non abbiamo un problema di droga ma un problema di guerra". La pace ha invece aperto nuove rotte per i traffici, impensabili quando i talebani dominavano Kabul. Carovane di camion che si dirigono verso il Pakistan – per poi approdare in nave nei porti africani – e verso l’ex Unione sovietica: destinazione finale, Russia e Unione europea. Ma ci sono anche i voli cargo che fanno la spola per
rifornire le truppe occidentali: c’è il sospetto che imbarchino eroina, poi consegnata durante gli scali per i rifornimenti in Turchia o in Ucraina. Insomma, un business inarrestabile.
Gli Stati Uniti stanno facendo da mesi pesanti pressioni perché anche in Afghanistan sia utilizzato lo stesso dicusso metodo di eradicazione delle piantagioni di papavero applicato alla coca in Colombia: la disinfestazione dall’alto tramite spray erbicida. Ma il presidente afghano Hamid Karzai, con il sostegno dei vertici militari europei, sta cercando di rimandare l’operazione, sostenendo che finirebbe solo per danneggiare i contadini, rendendoli ostili alle truppe della Nato e rafforzando i talebani. La determinazione americana è aumentata notevolmente negli ultimi mesi con le prove che l’eroina afghana ha raggiunto anche le coste degli Stati Uniti. E così William Wood, ex ambasciatore americano in Colombia, soprannominato ‘chemical Bill’ per le sue convizioni sull’efficacia dello spray, è stato spedito in Afghanistan come inviato speciale per preparare l’operazione antidroga mentre alcune unità dei servizi speciali colombiani starebbero addestrando la polizia afghana su come combattere i narcos talebani.
Gli europei non sono d’accordo. Secondo il Senlis Council, un think-tank con sede a Londra, i raccolti di papavero dovrebbero essere legalizzati e convertiti nella produzione di morfina, meno redditizia ma priva di pericoli e, se aiutata da sussidi internazionali, sufficiente a garantire la sopravvivenza dei tre milioni di contadini afghani. Il programma – che trova sostegno anche in ambienti del governo italiano, francese e tedesco – aveva funzionato negli anni settanta in Turchia. Il progetto soprannominato ‘papaveri per medicine’, aiuterebbe sia i contadini afghani a recidere i legami con i talebani che il resto del mondo, dove la carenza di anestetici è cronica. Stati Uniti e Canada da soli utilizzano oltre l’80 per cento delle scorte mondiali di morfina mentre i paesi in via di sviluppo, dove risiede l’80 per cento della popolazione, solo il 5 per cento.