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Messico-legalizacion.jpgTra due settimane in California si terrà un referendum sull’opportunità di legalizzare la vendita di piccole quantità di marijuana. Il New York Times scrive che, se negli Stati Uniti il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere (e anche quello sulle droghe pesanti) è vivo da molti anni, il voto del 2 novembre verrà osservato con molta attenzione anche dai vicini messicani oltre il confine, interessati a capire se una misura del genere possa effettivamente diminuire il traffico illegale di droga e diminuire il potere dei cartelli.

Come abbiamo più volte raccontato, da anni in Messico sta andando avanti una guerra alla droga che uccide migliaia di persone ogni anno. I narcos si contendono le rotte della droga vicino al confine degli Stati Uniti, punto d’arrivo di buona parte del traffico. Gli stessi americani, tra rapimenti e omicidi, sono preoccupati della presenza dei narcotrafficanti messicani a soli pochi chilometri da loro.

Entrambe le nazioni hanno fatto piccoli passi verso la legalizzazione. La California, dove l’uso della marijuana a scopo terapeutico è legale dal 1996, questo mese ha reso il possesso di piccole quantità di droga un crimine pari all’eccesso di velocità. L’anno scorso il Messico ha eliminato la multa per il possesso di piccole quantità di droga — incluse cocaina, eroina e marijuana — nonostante la vendita sia comunque proibita. Ma le similitudini finiscono qui. Anche quelli che spingono per la legalizzazione delle droghe — anche quelle pesanti, come cocaina ed eroina — ammettono che un cambiamento in Messico è ancora molto lontano, a prescindere da quello che possa succedere in California.

Nonostante il presidente messicano Felipe Calderon sia tendenzialmente contrario alla legalizzazione — la considera un fallimento del controllo sul mercato della droga — recentemente si è dichiarato aperto alla discussione, dopo continue insistenze di politici e intellettuali. Il ministro della sanità messicano, pochi giorni dopo, ha però definito «assurda» l’idea di legalizzare la marijuana. I sondaggi mostrano che solo una piccola parte dei cittadini — soprattutto quelli che vivono nella più liberale Città del Messico — sostiene la legalizzazione.

I sostenitori della proposta, tanto in California quanto in Messico, spiegano che non si tratta semplicemente di un’idea per facilitare l’assunzione di droga. In California hanno calcolato che potrebbe portare nelle casse dello stato 1.4 miliardi di dollari, diminuendo allo stesso tempo i costi delle forze dell’ordine e liberando le carceri, iperaffollate di persone che hanno commesso crimini minori collegati al possesso di marijuana. In Messico i sostenitori puntano soprattutto sull’idea che un commercio di droga alla luce del sole potrebbe abbattere almeno in parte la forza dei narcotrafficanti, così come successe negli Stati Uniti con il crimine organizzato e la fine del proibizionismo.

Più il voto in California si avvicina, però, più emergono i dubbi. Uno studio pubblicato dal centro bipartisan di Ricerca per le Politiche sulla Droga di Santa Monica, mette in dubbio che la legalizzazione in California possa danneggiare il traffico dei cartelli messicani. Sostiene che tagliando il mercato californiano i narcotrafficanti perderebbero solo tra il 2 e il 4 per cento dei ricavi, perché buona parte della marijuana che viene utilizzata in California è coltivata direttamente là, e le organizzazioni criminali guadagnano in modi molto diversi. Lo studio dice però che se la marijuana californiana, di alta qualità ma basso costo, venisse contrabbandata in tutti gli Stati Uniti, i cartelli potrebbero perdere circa il 20 per cento dei loro guadagni sulle esportazioni.

Rimane poi un’incognita fondamentale, ovvero le capacità del Messico. Sia il fisco sia la sanità hanno problemi profondi, e non è quindi immaginabile quanto le istituzioni possano essere in grado di gestire la regolamentazione di marijuana o addirittura di cocaina ed eroina.