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PARIGI – Si chiama Narcocheck e secondo alcuni specialisti è destinato a seminar zizzania in famiglia, ad avvelenare i rapporti tra genitori e adolescenti. Narcocheck, un nome dietro cui si cela un test semplicissimo e (a quanto pare) affidabile per rivelare la presenza nell’organismo di tetraidrocannabinolo, nome impronunciabile che in realtà indica il principale e più noto principio attivo della canapa indiana. In pratica, un test che serve a verificare se vostro figlio fuma o ha fumato spinelli e che è anche in grado di rivelare se è un fumatore regolare o sporadico. Venduto su internet al modico prezzo di 8,90 euro, dovrebbe presto arrivare nelle farmacie francesi.

Il prodotto è semplice da usare: basta metterlo nell’urina per rivelare la presenza di Thc (il tetraidrocannabinolo). Sarebbe affidabile al 98 per cento ma ha anche un’altra particolarità: può determinare la quantità di hashish o marijuana fumata. Le tre stanghettine graduate che compongono il test servono infatti a determinare la concentrazione di Thc: se una delle tre è ancora positiva dopo tre settimane, allora si tratta di un fumatore regolare.

Il prodotto non è destinato specificamente ai genitori, ma è evidente che sono loro il pubblico cui mira la casa produttrice. Lo spinello spaventa e si diffonde sempre più Oltralpe, paese in cui anche la detenzione per uso personale è punita dalla legge. E il test potrebbe essere una tentazione per chi vuol scoprire i comportamenti dei figli, spesso enigmatici negli anni dell’adolescenza. Naturalmente, la casa produttrice sostiene che il test va fatto con l’accordo dei ragazzi, ma nelle situazioni un po’ delicate può saltar fuori la tentazione di fare il test di nascosto.

Gli esperti, in ogni caso, non vedono di buon occhio il Narcocheck. Due di loro, intervistati dal Parisien, hanno espresso i loro dubbi, in particolare lo psichiatra Dan Velea: “Accanto a persone aperte alla discussione, ci saranno senz’altro genitori che obbligheranno un figlio a sottoporsi al test. E’ umiliante, violento, si penetra nell’intimità dell’altro. C’è da scommettere che alcuni genitori cercheranno di fare il test all’insaputa dei ragazzi”. La psicologa Elisabeth Rossé non la pensa molto diversamente: “Ricorrere al test può rassicurare i genitori, ma è ipotizzabile solo se le due parti sono d’accordo”. Posizioni che naturalmente non trovano eco in Frédéric Rodzynek, gestore di Narcocheck. Il quale caldeggia, certo, la ricerca di un consenso, ma si fa paladino della prevenzione a tutti i costi: “I genitori possono verificare se loro figlio ha bisogno di andare rapidamente da un tossicologo. Smettiamola di dire che fumare uno spinello non è niente. Di fronte alla cannabis, i genitori devono svolgere il ruolo di una vedetta, noi li aiutiamo”.