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In molte parti del mondo, chi si inietta droga è ancora considerato un criminale e per questo gli vengono negati i farmaci contro l’HIV. E’ la conclusione di un convegno che si è svolto a Mexico City, al quale è intervenuto tra gli altri Paisn Suwannawong dell’AIDS Treatment Action Group della Thailandia. Nel suo paese, denuncia Suwannawong, è in corso una caccia al drogato. La polizia si permette qualsiasi abuso per buttare dietro le sbarre i consumatori di droga pesante, che vengono appunto trattati come criminali: “non sono considerati delle persone umane. La polizia li rasa a zero e poi li trascina per le strade dei villaggi, tanto per umiliarli”. Uno su quattro di loro finisce col contrarre l’HIV. Suwannawong e altri esperti intervenuti al convegno richiedono che la questione del consumo di droga sia affrontata con più umanità. In questo senso occorrono i programmi di restituzione della siringa, i “needle exchange programs”. Nella fascia sub-sahariana 30 volte su 100 l’Hiv viene contratto iniettandosi droga, e si arriva all’89% in Asia. Negli Stati Uniti, è il destino del 25-33%. Sulla strada opposta si è messa l’Australia, dove si scende a una forchetta tra il 3 e il 6%, grazie alla restituzione della siringa; la quale è attiva in 77 Paesi, ma in Cina e in Malaysia, per esempio, le unità antidroga della polizia perseguitano continuamente i luoghi dove si pratica questo programma.