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Le forze del centro-destra italiano – è bene d’ora in avanti specificare con puntiglio la nazionalità del rassamblement conservatore per non cadere in spiacevoli equivoci e in giudizi ingiusti – si stanno specializzando in repressione, discriminazione, militarizzazione dei paesaggi urbani e disprezzo, quando non disgusto, verso le marginalità e le diversità.

Ma la loro ringhiosa ostilità si rivolge anche in direzione di vaste fasce sociali come gli operai, sempre sospettabili di essere “rossi” per collocazione di classe – anche se oggi l’equazione è improponibile – e i lavoratori dipendenti, soprattutto se precari, colpevoli di essere sfigati ovviamente per colpa loro.

Questa sottocultura politica dipinge il nostro paese come un paese popolato da cittadini massa cosiddetti “normali”, privi di ulteriori connotazioni, esenti da difetti e contraddizioni, assediati da infidi nemici, ovvero vecchi pensionati e poveracci nazionali e di importazione che si danno alla pratica criminale di assaltare cassonetti alla ricerca di qualche avanzo di cibo o di qualche deiezione sufficientemente integra della diarrea consumista ancora utilizzabile se non si hanno pretese.

Orbene, questi pericolosi criminali privano il cittadino “normale” del suo sacrosanto diritto di avere la certezza che i suoi avanzi non andranno proditoriamente a nutrire qualche schifoso pensionato o peggio qualche sporco extracomunitario affamato e che i suoi telefonini della generazione giurassica non saranno riciclati da infami nullatenenti.

Nel mirino ci sono anche giovani turisti o autoctoni che osino sedersi a mangiare un panino in una bella piazza, che facciano un po’ di musica o peggio ancora che sostino sediziosamente di notte in un parco in più di due. Guai poi a chi osa mettere in discussione il tabù della sicurezza a senso unico come ha fatto il Censis che segnala come i morti uccisi da incidenti dal lavoro siano il doppio di quelli assassinati dalla criminalità.

Ecco che si leva l’anatema del grande moralizzatore, l’onorevole leghista Castelli, uomo dalla travolgente simpatia e dalla struggente umanità, a denunciare operai e muratori che truffano lo Stato facendo rientrare nelle morti per lavoro anche gli incidenti stradali che avvengono mentre si recano al lavoro, solo al fine di ottenere risarcimenti assicurativi.

Per evitare una così iniqua turpitudine i lavoratori potrebbero smaterializzarsi a casa e rimaterializzarsi sul posto di lavoro così da fare diventare statisticamente corretta la loro morte per sfracellamento da ponteggio. Questo è il tristo paese che stiamo diventando grazie a questa classe dirigente intollerante, populista e demagogica che ha dimenticato il più elementare ed istintivo principio universale e cristiano: la solidarietà.

Questi epigoni del prosindaco trevigiano Gentilini ignorano che solo una società solidale è autenticamente sicura. Ma una destra intrisa di nostalgie fasciste come può non coltivare nel proprio seno la nostalgia per lo stato di polizia, per il manganello e le liste di proscrizione contro i “sovversivi” vocazionali di ogni specie. L’opposizione, con poche eccezioni, è sempre più avvitata in un angusto orizzonte autoreferenziale, litiga o si perde in ridicoli distinguo e, come è tradizione in Italia, è divisa fra eccesso di moderazione da infausto buon senso e massimalismo velleitario, mentre i cittadini più deboli riescono a malapena a sopravvivere, i giovani perdono la speranza nel futuro e l’intera società precipita nel gorgo della recessione. Nel prevedibile caso che qualche lettore dovesse ritenere troppo cupa la mia visione ho l’obbligo di comunicargli che io sono un inguaribile ottimista.