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MADRID – I sospetti su una della partite più chiacchierate della storia del calcio erano giusti. A truccare Argentina-Perù, ultima gara del girone B del Mundial del ’78 in Argentina, non fu però direttamente la giunta dei generali di Buenos Aires, come hanno pensato in molti. Se Quiroga spalancò per ben sei volte la porta peruviana agli avversari, lasciando che la nazionale di Kempes e Passerella si piazzasse per differenza reti al primo posto del girone davanti al Brasile, non fu per l’intervento diretto del potere politico-militare. Ad ammorbidire l’entusiasmo agonistico del Perù furono i narcos del cartello di Cali a forza di dollari.

Questo almeno è quanto si racconta in un libro che sta per essere stampato in Spagna il cui contenuto è stato anticipato dal sito online de El Mundo. L’autore del volume “El hijo del Ajedrecista 2” (il seguito de “Il figlio dello scacchista”) è Fernando Rodrìguez Mondragòn, figlio di Gilberto Rodrìguez Orejuela, uno dei boss più potenti della narcomafia colombiana, conosciuto anche come “Lo scacchista”. Suo padre e lo zio Miguel, racconta l’autore, attualmente entrambi detenuti negli Stati Uniti, portarono una quantità non specificata di denaro alla squadra peruviana per corromperla garantendo all’Argentina il passaggio da prima qualificata al turno successivo.

In passato uno dei punti di forza di quel Perù, Josè Velazquez, aveva smentito che la partita fosse stata truccata, ammettendo però gli strani episodi che animarono la vigilia, compresa la visita negli spogliatoi del capo di Stato argentino, il generale Jorge Videla, in compagnia del segretario di Stato americano Henry Kissinger. Visita alla quale fece seguito la scelta del tecnico di reintrodurre in formazione il portiere Quiroga, inizialmente escluso. Quiroga, che era di origine argentina e giocava in Argentina, tornò in patria solo alla fine della sua carriera. Anni dopo ammise qualcosa, ma mai nei termini di cui si parla nel libro.

Nel libro, Fernando Rodrìguez Mondragòn ricostruisce anche gli altri interventi del cartello di Cali nel mondo del calcio. I narcos, rivela, pur di rendere competitivo il Deportivo, la squadra della loro città, alla fine degli anni ’70, cercarono senza successo di strappare a suon di soldi Maradona alla concorrenza del Barcellona. E sempre in quegli anni offrirono un ricco contributo di trecentomila dollari per pagare parte dell’ingaggio di Carlos Bilardo con la nazionale colombiana.