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Parlo a nome di un cartello composto da associazioni, forze sindacali e singoli operatori che si è dato il nome “Per un’altra politica sulla droghe” e ha scritto una
piattaforma di cui vi leggerò alcuni passi. Il nostro impegno in questi mesi è stato finalizzato a contribuire in modo critico a questa conferenza, perché ci pareva che alcuni aspetti fossero dimenticati. Abbiamo anche lavorato in accordo alla lista di discussione antiproibizionista MDMA, che ha organizzato l’evento antiproibizionista di questa mattina e che invita gli operatori a partecipare alla conferenza stampa che si terrà ai cancelli all’una e mezzo. Siamo qui per discutere e io ringrazio per la disponibilità all’ascolto che ci è dimostrata dagli organizzatori e in particolare dal Ministro Turco, testimoniata dall’averci dato la possibilità di intervenire in plenaria. Oggi pomeriggio, alle quindici e trenta nella Sala Bora, ci sarà una riunione promossa dal cartello che rappresento e da Mdma, a cui siete tutti invitati.
La nostra piattaforma è stata scritta perché ritenevamo di dover fare un bilancio dagli anni che ci separano dall’appuntamento di Napoli e di dovere sottolineare quelli che ci appaiono oggi i punti qualificanti di una politica di riforme in materia di droghe. A Napoli il governo si impegnò a lavorare per rendere effettiva la depenalizzazione del consumo e delle condotte ad esso funzionali e per rafforzare la politiche di riduzione del danno. Oggi dobbiamo constatare che queste non sono state sufficientemente sviluppate, non tanto a seguito di un contrasto esplicito nei confronti dei progetti ad esse ispirati, quanto piuttosto a causa di un’interpretazione della riduzione del danno – già presente alla conferenza di Napoli – che ne ha ristretto l’ambito a una serie di interventi sanitari delimitati, e comunque in posizione subalterna rispetto all’obiettivo ultimo che rimane quello della scelta dell’astinenza. Tutta la discussione parlamentare che ha accompagnato l’approvazione del
disegno di legge sul Fondo Antidroga testimonia il modo in cui la riduzione del danno viene piegata e costretta entro il paradigma drug free, fino alle ideologiche limitazioni sull’uso del metadone. Va anche segnalato che a tutt’oggi il fondo costituisce la principale fonte di finanziamento degli interventi di riduzione del danno, che non riescono quindi ad uscire dalla fase sperimentale per entrare compiutamente tra le prestazioni offerte dal nostro sistema sanitario nazionale. In Italia si è così determinata, a nostro parere, una fragilità di queste politiche.
A ciò si è accompagnata la mancata adozione di interventi legislativi idonei a rendere effettiva la depenalizzazione del consumo e delle condotte ad esso funzionali. Molte delle riforme, pur importanti, approvate in questi anni e che interessano anche consumatori di sostanze stupefacenti, sono sostanzialmente scelte di decarcerizzazione.
Dall’innalzamento degli anni per l’affidamento in prova fino alla cosiddetta legge Simeone, alla legge su incompatibilità tra carcere e AIDS. Ma la politica di decarcerizzazione si rivela debole e incapace persino di ridurre la popolazione detenuta del nostro paese.
Questa mattina il Ministro Fassino ci ha ricordato i dati che riguardano questa popolazione. Noi riteniamo che la mancanza di interventi effettivamente depenalizzanti sia drammatica perché produce l’effetto perverso di alimentare nuova marginalità per i consumatori e di non contenere l’ansia sociale. È un vicolo cieco quello in cui ci stiamo cacciando. La riduzione del danno, lì dove è stata seriamente praticata, si è mostrata efficace anche nella diminuzione dei reati collegati al consumo di droghe, come mostrano i dati relativi alla sperimentazione svizzera di somministrazione controllata di eroina. È l’assenza di riforme e la debolezza della scelta per la riduzione del danno che in Italia regalano consensi a chi agita questi temi per chiedere un maggiore intervento punitivo.
A nostro parere la riduzione del danno contiene una dimensione culturale e operativa di tolleranza del consumo, nell’ambito della sua natura di strategia pluralistica e complessa.
Se la analizziamo dal punto di vista dell’utilizzatore, ci accorgiamo che la scelta della convivenza con il consumo muta drasticamente il rapporto con il suo vissuto e punta a rafforzare le sue capacità di autodeterminazione. Presa sul serio questa svolta mette in discussione la criminalizzazione del consumatore, indotta sia dai rischi connessi alla clandestinità (la difficoltà quindi a distinguere tra uso e abuso), sia dalla circostanza che la logica del divieto rinforza la devianza nella stessa percezione che il consumatore ha di sé e produce nuova marginalità.
Al contrario in un’ottica emergenziale scandalistica sono stati af frontati anche problemi legati ai nuovi consumi. Soprattutto a causa di una campagna di stampa sull’ecstasy che più che informare ha seminato il panico nel nostro paese e ha puntato tutto sulla richiesta di nuove proibizioni. Abbiamo aperto in questi mesi una battaglia culturale nel nostro paese su questi temi e abbiamo promosso diverse iniziative. Le richieste qualificanti che portiamo in questa conferenza – molti di noi interverranno anche nei gruppi di lavori e sono parte integrante di questa conferenza – e che vogliamo riproporre con forza al dibattito sono: l’urgenza di procedere alla depenalizzazione completa delle condotte connesse con il consumo, limitando la sanzione penale al traffico e allo spaccio di stupefacenti; la riduzione dei livelli sanzion atori per adeguarli a quelli generalmente previsti dal codice penale e il rafforzamento dei programmi di riduzione del danno, che devono uscire dalla fase sperimentale. In questo ambito è opportuno avviare progetti pilota che prevedano il monitoraggio delle sostanze (drug checking) e individuare strumenti normativi che evitino agli operatori rischi di carattere penale, questo per poter prontamente rendere consapevoli i consumatori sui rischi connessi al consumo delle sostanze in circolazione. Nello stesso tempo non è più possibile ignorare che in altri paesi dell’Unione Europea, e fuori dell’Unione, sono state ultimate, sono in corso o si stanno progettando, politiche di sperimentazione di somministrazione controllata di eroina rispetto a un’utenza selezionata ed in trattamento presso presidi medici. Riteniamo doverosa responsabilità acquisire la documentazione relativa e offrire una sede di dibattito scientifico sul tema e predisporre uno studio di fattibilità in Italia di tale progetto. Io vi ringrazio per la disponibilità e vi ricordo che oggi pomeriggio alle quindici e trenta nella sala Bora discuteremo questa piattaforma