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Pubblichiamo il documento inviato alla Ministra Fabiana Dadone da parte della Rete per la Riforma delle Politiche sulle Droghe l’8 luglio 2021.


Roma, 8 luglio 2021

Alla Ministra delle Politiche Giovanili
con delega alle Politiche sulle Droghe
On.le Fabiana Dadone

E p.c.
Al Direttore Dipartimento Politiche Antidroga
Dott. Fabio Siniscalchi

La Rete per un cambio radicale delle politiche sulle droghe esprime una valutazione positiva rispetto alla decisione della Ministra Dadone di organizzare la Conferenza nazionale sulle Droghe prevista dalla legge dopo dodici anni di inadempienze. Ma riteniamo che sia necessario che la Conferenza non sia rituale e che segni una netta discontinuità con l’ultima Conferenza Nazionale di Trieste che si risolse in una ratifica delle posizioni governative. Chiediamo che sia un luogo di dibattito pubblico a più voci, come prevede la legge, utile a individuare una prospettiva politica chiara e gli impegni del governo collegati per la sua attuazione.

A febbraio 2020 la nostra rete aveva promosso una Conferenza Autoconvocata per sollecitare con forza una Conferenza nazionale sulle Droghe che realizzasse questi compiti, che fu rimandata per la pandemia. Ma rivendichiamo tutti i punti che ci hanno spinto a organizzare quell’appuntamento, in assenza da anni di segnali politici di impegno, compresa la possibilità di promuovere nuovi eventi autoconvocati se sarà necessario.

La lettura del documento che elenca i temi dei tavoli di preparazione della Conferenza che attualmente è in circolazione, ci costringe a manifestare forti perplessità sui contenuti e sulle modalità organizzative che auspichiamo vengano accolte e corrette in corso di sviluppo.

In particolare, rileviamo che una Conferenza Nazionale Governativa sulle droghe ha, in primo luogo, il compito di valutare le politiche nel loro complesso e in particolare l’impatto delle politiche penali di criminalizzazione a carico delle persone che usano droghe e non può limitarsi a discutere prevalentemente di aspetti specifici degli interventi dei servizi come se fossero separabili dall’orientamento politico della legge. Sappiamo, del resto, quanto gli stili e le modalità operative dei servizi siano condizionati, ed anche limitati, ad esempio, dal carico di persone inviate dalle Prefetture con finalità di ordine pubblico e limitazione delle libertà che contrastano con la mission pubblica dei servizi stessi.

Da anni documentiamo con ricerche e rilevazioni che riportiamo e presentiamo anche all’interno dei Libri Bianchi sulle droghe come la nostra normativa centrata sul sistema penale, piuttosto che su politiche pubbliche di governo e regolazione del fenomeno, abbia avuto l’effetto eclatante di riempire le carceri di persone che usano droghe con modelli di consumo diversi, per le quali la detenzione rappresenta un danno profondo per la loro immagine sociale e per la propria vita. Un detenuto su tre risulta infatti finire in carcere per la violazione di un solo articolo della Legge 309/90, che contribuisce in questo modo in modo significativo al sovraffollamento delle carceri. Allo stesso tempo, la normativa ha limitato ulteriormente le libertà di centinaia di migliaia di persone, imponendo sanzioni amministrative che colpiscono particolarmente persone socialmente integrate che usano droghe.

Il modello della guerra alla droga come riferimento delle politiche e delle leggi è fallito in modo eclatante, per ammissione anche di personalità che hanno creduto e contribuito a questa impostazione bellica e come sottolineato dall’OMS e da diverse agenzie ONU. Questo fallimento è testimoniato dal cambio delle politiche che si registra a livello internazionale.

Dall’altra parte il sistema dei servizi e degli interventi risulta a tutt’oggi prevalentemente ancorato a schemi arretrati fermi agli anni ’90. Questi rischiano di vanificare i risultati positivi pure ottenuti per lo sforzo di molti operatori attenti e capaci, e di chiudere invece in forme di istituzionalizzazione decine di migliaia di persone in carico, incasellate dal modello della patologia cronica e dal modello morale centrato sulla incapacità delle persone che usano droghe.

Segnaliamo come importanti esperienze degli operatori pubblici e del Terzo settore si siano spesso situate al di là di questi schemi promuovendo empowerment e autonomia attraverso pratiche che richiedono nuovi modelli organizzativi e culturali perché possano essere valorizzate e messe a regime.

Uno sguardo attento e competente ci obbliga anche a sottolineare la necessità di ridefinizione e riscrittura delle azioni connesse alle pratiche di prevenzione e le sue forse eccessive diversificazioni e semplificazioni. Per cui, come l’Europa ci insegna con le sue linee guida ormai pluriennali, vanno ridefiniti chiari indirizzi nazionali monitorabili e verificabili su queste pratiche di intervento (l’Europa ci indica gli approcci di Life Skills e di Peer education tra quelli più adeguati). In ogni caso la prevenzione non può inglobare al suo interno interventi come la Riduzione dei Danni e Limitazione dei Rischi (RdD/LdR) che sono un Livello Essenziale di Assistenza – LEA (e sono individuati dalle stesse istituzioni Europee come un pilastro specifico delle politiche pubbliche nell’ambito di un sistema comune di azione). Questi interventi operano nell’ascolto e prossimità del mondo del consumo, al di là di ogni patologizzazione etichettante, per la valorizzazione e lo sviluppo delle competenze dei consumatori e della tutela della salute individuale e collettiva, al di fuori della demonizzazione morale troppo presente sul tema droghe.

Nelle stesse Relazioni al Parlamento degli ultimi anni, emerge con chiarezza che il panorama degli usi di droghe è profondamente cambiato da molti anni e si manifesta con una pluralità di modelli e di stili di consumo che non possono essere più compresi attraverso un uso pervasivo del paradigma riduttivo della dipendenza. È necessario cambiare i modelli interpretativi e adottare nuovi e più efficaci modelli organizzativi per gli interventi.

Le esperienze internazionali e italiane indicano che la RdD/LdR oggi rappresenta una prospettiva ineludibile per la comprensione della complessità del fenomeno dei consumi di droghe e per l’innovazione del sistema degli interventi in grado di dare risposte differenziate ed efficaci a questa complessità.

L’EMCDDA fin dal 2000 indica che “In Europa in generale aumentare una più vasta copertura dei servizi di RDD è una priorità”. In Italia dal 12 gennaio 2017, con estremo ritardo, è stato approvato un DPCM che ha introdotto la RdD nei LEA. Ma a tutt’oggi non è stato prodotto un Atto di Indirizzo della Conferenza Stato Regioni, né un documento del Ministero della Sanità per il monitoraggio di questi interventi, con linee guida per attuare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale questo modello di azione e di intervento di politica pubblica.

Da tempo, inoltre, gli aspetti relativi all’HIV e alla salute delle persone che usano droghe sono ritornati ad essere un dato preoccupante confermato dalle stesse “Relazioni annuali al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze”. Tale situazione di rischio per la salute pubblica sollecita ancor di più l’esigenza di rendere la Riduzione del Danno e dei Rischi un diritto esigibile. Segnaliamo che il Piano Nazionale AIDS contiene già molte importanti indicazioni in questa direzione ma che vi è attualmente una scarsa attenzione del Governo e delle Regioni per la sua attuazione.

Un percorso tematico è possibile

Come abbiamo detto una Conferenza Governativa sulle droghe che vuole svolgere il suo compito istituzionale deve partire dall’analisi puntuale e dettagliata della valutazione di impatto delle politiche pubbliche sul fenomeno, utile a misurarne l’efficacia e a individuare i cambiamenti necessari nelle politiche e negli obiettivi in generale.

In particolare, si tratta di promuovere un confronto sulle strategie di depenalizzazione e decriminalizzazione anche in una logica progressiva come prevedono alcune proposte di legge, ad esempio sulla lieve e entità e anche la coltivazione della cannabis per uso personale.

In questo quadro non si può ignorare che le nostre legislazioni e le scelte politiche connesse sono intimamente legate al contesto internazionale delle convenzioni. Nello stesso tempo è noto che nel mondo vi sia da tempo una interpretazione flessibile delle stesse convenzioni. Diversi Stati, tra i quali numerosi negli USA, il Canada e l’Uruguay, sulla base delle valutazioni negative delle politiche di criminalizzazione dei consumatori, hanno adottato politiche di depenalizzazione e regolazione legale del mercato della cannabis, garantendo realmente sia l’uso terapeutico che quello ricreativo.

Per questi motivi riteniamo che i temi espressi nei sette tavoli come primo titolo rischiano di essere limitati e inadeguati, se non ridefiniti profondamente, a promuovere confronti e approfondimenti sulle tematiche più centrali e attuali delle politiche sulle droghe dopo dodici anni di assenza di un dibattito pubblico istituzionale e di scarsa attenzione della politica al mondo delle droghe.

In particolare, intendiamo proporre alcune questioni di merito e di metodo e per questo auspichiamo:

  • una Conferenza partecipata, con tutte le componenti della società civile sia nella fase della organizzazione che del suo svolgimento;
  • il Coinvolgimento attivo delle organizzazioni autonome delle persone che usano droghe;
  • la garanzia di un criterio di proporzionalità di tutte le diverse espressione di

Chiediamo un confronto sulle modalità di organizzazione delle sessioni, sia nella fase della preparazione che dello svolgimento della Conferenza Nazionale al fine di garantire criteri equi di individuazione delle competenze dei relatori e dei partecipanti che coinvolgano tutte le rappresentanze della società civile e delle persone che usano droghe. 

Su questa base proponiamo un ampliamento e una riformulazione di temi e workshop, in particolare:

  • La valutazione di impatto delle politiche italiane sulle droghe del DPR 309/90 a partire dalla documentazione dei Libri Bianchi sulle droghe, delle Relazioni al Parlamento e delle linee guida dell’EMCDDA.
  • L’avvio di confronti a più voci sulle diverse proposte di riforma e modifica della normativa sulle droghe sulla base della documentazione disponibile a supporto.
  • Un dibattito sulle Convenzioni e Trattati Internazionali sulle droghe e le diverse esperienze degli Stati che hanno introdotto sistemi di regolazione legale del mercato della cannabis e garantito sia l’uso personale che terapeutico e le relative evidenze di contenimento e annullamento dei rischi.
  • Confronti sui cambiamenti nei modelli di consumo di droghe e sui nuovi modelli di interpretazione, con particolare riferimento ai diversi contesti secondo lo schema di N. Zinberg: droga, set e setting, che coinvolgono anche migranti provenienti da diversi Paesi e culture, sulla base delle rilevazioni della Relazione al Parlamento, dell’EMCDDA e delle ricerche indipendenti.
  • Considerare la Riduzione dei danni e Limitazione dei Rischi come approccio, come politica e come prospettiva generale del sistema degli interventi. Verificare le politiche pubbliche per l’attuazione del DPCM sui nuovi LEA, in una logica di alternativa alla stigmatizzazione ideologica e patologizzazione delle persone che usano droghe, centrata sull’empowerment e il sostegno alle competenze nella valutazione dei rischi, sulle strategie di autoregolazione e di apprendimento sociale in una logica proattiva di Tutela e Promozione della Salute.
  • Prospettive di intervento sociosanitario e di riduzione dei danni negli istituti di Pena e valutazione dei regimi attenuati alla detenzione come area ordinaria e non premiale-selettiva.
  • Strategia nazionale per le Misure alternative alla detenzione intese non solo come circuiti terapeutici ma di formazione-lavoro e di accompagnamento e sostegno all’inclusione e alla prevenzione delle recidive e della porta girevole tra uso di droghe e incarcerazione.

Per un confronto su queste tematiche chiediamo anche un incontro urgente con la Ministra Fabiana Dadone con delega alle Politiche sulle droghe.

Ringraziando per la cortese attenzione, attendiamo un gentile cenno di riscontro e porgiamo cordiali saluti.

Firmato

Valentina Calderone, A Buon Diritto
Patrizio Gonnella
, Associazione Antigone
ARCI nazionale
Riccardo De Facci, CNCA
Domenico Chionetti, Comunità S Benedetto al Porto
Denise Amerini, CGIL
Stefano Vecchio, Forum Droghe
Leopoldo Grosso, Gruppo Abele
Alessio Guidotti, ITANPUD
Pino Di Pino, ITARDD
Alessandro Metz, Legacoopsociali
Massimo Oldrini, LILA
Marco Perduca, Associazione Luca Coscioni
Roberto Bricarello, L’isola di Arran
Franco Corleone, la Società della Ragione

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