Un mese fa, il 22 ottobre, è iniziato un digiuno collettivo che ha già coinvolto decine di esponenti delle associazioni che si occupano di giustizia e del carcere, del volontariato, avvocati e operatori penitenziari, tanti garanti dei diritti dei detenuti ed esponenti della società civile. La richiesta al Governo è semplice: subito un decreto legge per far cessare nelle carceri italiane la vergogna del sovraffollamento, che offende il senso di umanità e viola la Costituzione.
Le ragioni di questa iniziativa sono state illustrate in una Lettera aperta inviata al Presidente Monti e ai ministri Severino e Riccardi, sottoscritta da Andrea Gallo e da Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, da Antigone e Forum Droghe, dalla Società della Ragione e dall’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali, solo per citare i primi firmatari.
Finora la risposta è stata nulla. E’ un silenzio increscioso per chi lo mette in atto, non certo per chi lo subisce. Non è un problema di mera cortesia, ma di sostanza politica. Proprio un governo tecnico ha il dovere di accettare il confronto con le istanze di settori significativi della società. Non bisogna demordere, ma riproporre con pacatezza e fiducia gli argomenti espressi.
Il sovraffollamento non è una calamità naturale né un mostro invincibile: basta modificare le leggi criminogene che più contribuiscono alla crescita incontrollata dei detenuti. Per questo è urgente un decreto legge per cancellare le norme più vergognose e “affolla-carcere” della legge sulle droghe. Solo l’anno scorso sono entrate in prigione per violazione della normativa antidroga 28.000 persone (fra consumatori e piccoli spacciatori), mentre sono oltre 15.000 i tossicodipendenti ristretti su un totale di 67.000: la metà dei detenuti ammassati e stipati nelle patrie galere hanno a che fare con la legge sulle droghe.
Il Presidente Napolitano ha parlato di una questione di “prepotente urgenza”: questa affermazione, se non la si vuole far diventare un mero esercizio di retorica, obbliga il Governo a emanare un decreto legge per evitare l’arresto agli accusati di fatti di droga di lieve entità e per far uscire i tossicodipendenti dal carcere destinandoli a programmi alternativi (oggi preclusi da vincoli assurdi e dall’applicazione della legge Cirielli sulla recidiva). Anche il Consiglio Superiore della Magistratura ha sostenuto la necessità di un intervento legislativo urgente.
Nella lettera al Presidente Monti abbiamo sollecitato un provvedimento giusto, costituzionalmente motivato e indispensabile per interrompere uno stato di sovraffollamento ai limiti della legalità. Del resto, nel 2006 la modifica della legge sulle droghe fu approvata con lo strumento del decreto legge e il voto di fiducia, alla fine della legislatura. Se il Governo vuole sottrarsi alle sue responsabilità, deve farlo esplicitamente. I firmatari della Lettera aperta non intendono essere complici della latitanza delle istituzioni e sono impegnati a dare un motivo di speranza a chi in carcere ha solo un orizzonte di disperazione.
La mobilitazione durerà a oltranza, per incalzare il prof. Monti sino all’ultimo minuto politicamente utile prima dello scioglimento delle Camere.
Articolo di Redazione
Franco Corleone scrive per la rubrica di fuoriluogo sul Manifesto del 21 novembre 2012. Adesioni alla Lettera Aperta su www.fuoriluogo.it.