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In Italia la libertà dei media è ancora sotto assedio. È quanto emerge dal Media Freedom Report 2025, redatto dalla Civil Liberties Union for Europe (Liberties) con la partecipazione di 43 organizzazioni da 21 paesi UE. Per il nostro Paese, la sezione del Rapporto è stata curata dalla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD), che denuncia gravi criticità strutturali: concentrazione della proprietà editoriale, mancanza di trasparenza, interferenze sulla RAI e querele temerarie contro il giornalismo d’inchiesta.

Il Rapporto collega in modo diretto l’erosione del pluralismo informativo al deterioramento dello stato di diritto. In particolare, il sistema mediatico italiano risulta fortemente squilibrato dalla concentrazione editoriale e da un controllo politico sempre più penetrante sul servizio pubblico. Come sottolinea Andrea Oleandri, co-direttore esecutivo di CILD, “la governance della RAI e la distribuzione dei finanziamenti pubblici minano profondamente l’indipendenza dell’informazione nel nostro Paese”.

A peggiorare la situazione, l’uso sistematico delle querele bavaglio (SLAPP) come strumento intimidatorio nei confronti di giornalisti e attivisti: una pratica che limita la libertà d’inchiesta e contribuisce a restringere gli spazi democratici.

Preoccupazioni accresciute anche alla luce dell’European Media Freedom Act (EMFA), che entrerà pienamente in vigore nell’agosto 2025. L’Italia, sottolinea il Rapporto, non ha ancora adottato le misure necessarie per la sua applicazione, a partire dalla trasparenza sulla proprietà dei media, uno degli assi portanti della nuova normativa europea.

“Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’EMFA – afferma Laura Liberto, presidente di CILD – è fondamentale che l’Italia rafforzi la trasparenza e tuteli il diritto all’informazione. La libertà dei media è un presidio della democrazia, non un privilegio da concedere o ritirare.”

A livello europeo, il quadro non è meno allarmante: se da una parte Polonia e Slovenia hanno avviato riforme in direzione di un maggior pluralismo, in paesi come Ungheria e Slovacchia il controllo governativo sui media si è ulteriormente intensificato. “I governi autoritari iniziano sempre dal controllo dei media”, avverte Jonathan Day, curatore del Rapporto. Ed è proprio su questo terreno che si gioca oggi il futuro della democrazia in Europa.

Il Rapporto completo è disponibile su Liberties.eu