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Fonzaso – Era stata fermata alla stazione di Bologna e denunciata per il possesso di una modica quantità di sostanza stupefacente. Ieri mattina il giudice Antonella Coniglio l’ha assolta riconoscendone l’uso terapeutico.

L.R.B., 53 anni, di Fonzaso, difesa dall’avvocato Pierangelo Conte, è una vegetariana convinta. Ama la natura, si nutre dei suoi frutti e coltiva o raccoglie dai campi le erbe che le servono per curarsi.

Nell’agosto 2005 la donna fu sottoposta a un controllo da parte della polizia alla stazione di Bologna che nella perquisizione del suo zaino rinvenne una piccola quantità di droga leggera.

I poliziotti felsinei chiesero dunque ai colleghi bellunesi di effettuare un controllo nell’abitazione della donna a Fonzaso, intanto che la trattenevano per la durata di alcune ore. Nella casa di Fonzaso, due stanze in uso nello stabile di proprietà dei fratelli della donna, furono rinvenute diverse sostanze, dalla propoli allo stramonio, alla marijuana ad altri derivati della cannabis, subite poste sotto sequestro, che portarono all’accusa di detenzione e traffico di droga a carico della donna.

Ieri la donna ha potuto discolparsi e raccontare le proprie ragioni davanti al giudice Antonella Coniglio. L’avvocato difensore ha descritto la sua cliente come una seguace della dieta vegetariana, che pratica ormai da oltre trent’anni, che utilizza i prodotti naturali ed erboristici per fini terapeutici, coerentemente al proprio modus vivendi.

La donna è inoltre incensurata e non si è mai dedicata allo spaccio delle sostanze che di cui fa uso, aspetto che infatti non è stato assolutamente provato nel corso dell’istruttoria dibattimentale.

Inoltre, ha precisato l’avvocato Conte, le analisi effettuate dall’Arpav sulle sostanze sequestrate hanno rilevato la presenza di un principio attivo minimo.

Le argomentazioni del legale non hanno convinto il pubblico ministero d’udienza, Paolo De Zen, che ha chiesto la condanna della donna a un anno e 4 mesi di reclusione e a una multa di 3500 euro senza attenuanti. Hanno però trovato riscontro nella sentenza del giudice, che ha assolto l’imputata perché il fatto non costituisce reato.