La sentenza che la Corte Suprema di Giustizia emettera’ sul caso di due giovani di San Pedro, fermati un paio d’anni fa per essere stati scoperti con una sigaretta di marijuana in tasca, potrebbe mutare la cornice filosofica nei tribunali argentini rispetto al possesso di droga. Sembra che il massimo organo di giustizia sia propenso a considerare la sentenza di condanna dei due giovani come una violazione della Costituzione.
Se cosi’ sara’, saremo in presenza di un cambio di dottrina nei tribunali che giudicano le persone fermate con piccole quantita’ di droga. Si stabilirebbe un principio simile a quello fissato nel 1986, nei casi “Bazterrica” e “Capalbo”, quando la Suprema Corte dichiaro’ che punire penalmente coloro che posseggono droga per uso personale, sempre che non siano spacciatori, e’ contrario all’articolo 19 della Carta Magna, il quale stabilisce che gli atti privati non possono essere motivo d’intervento giudiziario.
Attualmente prevale la posizione uscita dalla Corte Suprema nel 1990. Con l’allargamento a nove membri della Corte, voluto da Carlos Menem, il caso “Montalvo” revisiono’ il verdetto “Bazterrica”. Per la maggioranza della Corte, “i tossicodipendenti diventano esempio per quelli che non lo sono”, per cui la condotta del consumatore smette d’essere un fatto privato e diventa un problema di sanita’ pubblica. Cosi’, il possesso di droga per uso personale torno’ a essere penalizzato.
Ma con la nuova composizione della Corte Suprema, rinnovata di cinque membri dal 2003, sembra probabile il ristabilimento della corrente che non considera reato il possesso di droga per uso personale. Sei giudici potrebbero sostenere questa posizione.
Il caso emblematico all’esame della Corte Suprema parte da una vicenda avvenuta a San Pedro e che ha coinvolto i Tribunali federali di Rosario. Riguarda Andres Nicolas Villacampa e Cesar Mindurry, due persone fermate dalla polizia con una sigaretta di marijuana in tasca. Inizio’ una causa penale, furono processati e poi condannati da Tribunal federal Oral 1 di Rosario. I giudici li condannarono a uno e due mesi di carcere, con la condizionale, per “possesso di stupefacenti per consumo personale”. Di solito, questo tipo di condanna viene sostituito dalle cosiddette “misure educative o curative”, ad esempio un corso del Ministero dell’Educazione o un trattamento clinico. Ma i due giovani non accettarono nessuna delle due opzioni. Aiutati dal difensore ufficiale di Rosario, la signora Matilde Bruera, Villacampa e Mindurry denunciarono l’incostituzionalita’ dell’articolo 14 della legge 23.737 per violazione dell’articolo 19 della Costituzione, il quale recita: “le azioni private degli uomini che non offendono in nessun modo l’ordine e la morale pubblica ne’ pregiudicano terzi sono riservati solo a Dio ed esentati dall’autorita’ dei magistrati”. La Corte di Cassazione respinse il ricorso e per questo motivo i due condannati si sono rivolti alla Corte Suprema, la quale potrebbe valutare in modo diverso il possesso di droga per uso personale.
Il caso avviene nel quadro di un cambiamento della politica criminale dello Stato argentino al riguardo. Il ministro della giustizia, Anibal Fernandez, ha detto, infatti, che si sta studiando come riformare la legislazione per smettere di perseguire i consumatori di stupefacenti e, invece, inserirli nel sistema sanitario. Il tema sara’ dibattuto in Parlamento. “Dobbiamo finirla con un sistema che acciuffa il consumatore e lo criminalizza senza nemmeno assicurargli il diritto alla salute”, ha detto il ministro la scorsa settimana, nel suo intervento all’assemblea straordinaria del Consiglio Economico e Sociale dell’ONU tenuta a Vienna. Ha sostenuto essere improponibile che oggi si persegua allo stesso modo il trafficante e chi ha un problema di salute. Attualmente, in Argentina vige la legge 23.737 del 1989, che rafforza la punizione del consumatore, perche’ lo considera il primo anello di una catena che termina con il narcotrafficante. La norma prescrive che se qualcuno viene fermato con droghe per uso personale, si avvii una causa penale che verra’ sospesa qualora l’imputato acceda a un trattamento. Secondo Fernandez, l’80% dei casi finisce in prescrizione perche’ i trattamenti non si fanno.