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Aafia, dopo essere scomparsa nel 2003 in Pakistan, è stata arrestata poco più di un mese fa in Afghanistan ed estradata negli Stati Uniti dove adesso è in attesa di giudizio.

Detenuta in attesa di giudizio. In attesa di un processo e dell’eventuale dimostrazione della sua colpevolezza, l’organizzazione non governativa Human Rights Watch, con base negli Usa, che da anni si batte per il rispetto dei diritti umani, ha chiesto oggi al governo di Kabul di rilasciare immediatamente il figlio undicenne di Aafia, Ahmed, che si trovava con la madre al momento dell’arresto e che da quel giorno è, secondo Hrw, nelle mani del Nds, i servizi segreti di Kabul. “Il governo afghano deve liberare immediatamente Ahmed Siddiqui, di 11 anni”, recita la nota di Hrw, “cittadino statunitense posto sotto la custodia della sicurezza nazionale afgana dopo essere stato detenuto insieme a sua madre. Il luogo dove si trova attualmente è ignoto. La Nds è famosa per il trattamento brutale dei detenuti”. Ahmed è cittadino Usa, essendo nato mentre la madre studiava presso il prestigioso Massachussets Institue of Technology (Mit).

Il caso Siddiqui è al centro di polemiche in Afghanistan, non essendo ancora chiara la dinamica dell’arresto della 36enne scienziata pakistana.

Alcuni deputati afgani, settimana scorsa, hanno votato una mozione che chiede il rimpatrio di Aaafia Siddiqui ed esige informazioni sulla sorte dei suoi tre figli piccoli di cui si sono perse le tracce dopo la scomparsa della loro madre dalla città di Karachi, in Pakistan meridionale, nel 2003. La sua famiglia e i suoi avvocati sostengono che la donna è stata, fin da allora, in realtà nelle mani dei servizi segreti Usa, forse in una prigione segreta.

Mistero internazionale. Gli Stati Uniti hanno sempre negato di conoscere la sorte di Aaafia tra il 2003, quando è scomparsa con i figli da Karachi, al 17 luglio 2008, quando è stata arrestata nella città afghana di Ghazni dove, secondo la polizia, la donna stava preparando un attentato suicida.

La scienziata, iscritta nel 2004 nella lista americana dei sospetti membri di Al Qaida, è stata trasferita negli Usa ai primi di agosto, dove sarà processata con l’accusa di aver cercato di uccidere agenti statunitensi venuti a interrogarla dopo che era stata arrestata dalla polizia afgana.

Aafia Siddiqui era entrata nel mirino dei servizi segreti Usa dopo l’arresto di Khalid Shaikh Mohammed, uno dei ventidue uomini più ricercati dalla Fbi. Durante l’interrogatorio di Khalid e la perquisizione della sua casa, gli inquirenti ritennero di essere entrati in possesso di prove schiaccianti contro la scienziata che, poco dopo, era scomparsa dalla sua abitazione di Karachi, in Pakistan, assieme ai tre figli.

Degli altri due bimbi non c’è traccia, mentre per Hrw ritiene che Ahmed sia nelle mani degli afgani. Che Aafia Siddiqui sia colpevole o innocente, i suoi tre figli sono vittime innocenti della guerra al terrorismo, dove è morto il diritto.