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(Notiziario Aduc) Un flusso di 10 miliardi di dollari parte ogni anno dagli Stati Uniti, diretto in Messico, per il narcotraffico.
Il procuratore generale messicano Eduardo Medina Mora è chiaro: questo fiume di denaro cash che puntualmente proviene dal vicino settentrionale ha un’unica spiegazione, ‘il traffico di droga’. I dati citati sono frutto di un’analisi realizzata da Messico, Dea (l’agenzia americana antidroga) e altri organismi statunitensi. Al narcotraffico, poi, sembra direttamente collegato l’altissimo numero di armi che entrano costantemente in Messico dalla frontiera Usa. Anche in questo caso i numeri sono allarmanti: quest’anno gli agenti messicani hanno sequestrato 8.000 armi provenienti dagli Stati Uniti.
In totale, nel territorio americano esistono circa 100.000 negozi di armi. Di questi, circa 12.000 si trovano lungo il confine con il Messico: qui i volumi delle vendite sono il doppio della media nazionale.
I due paesi hanno annunciato recentemente un nuovo piano di lotta al narcotraffico, ribattezzato ‘Iniziativa Merida’. Una strategia milionaria, che ha provocato le critiche di chi teme un piano simile a quello che da anni gli Usa appoggiano in Colombia. Le autorità messicane e americane smentiscono questa ipotesi e assicurano che si tratta di un progetto differente. Se l’Iniziativa Merida’ verrà approvata dal Congresso americano, Washington concederà al Messico circa 1,5 miliardi di dollari per tre anni. Per il procuratore generale messicano, si tratta di un’iniziativa molto importante dal punto di vista della collaborazione finanziaria. I fondi serviranno ad ‘aumentare la nostra capacità’ per combattere i potenti cartelli della droga, ha ammesso. Ma la cosa più importante – ha aggiunto – è che ogni paese assuma le proprie responsabilità per fermare il narcotraffico. Gli Usa possono fare ancora molto.
Secondo Medina Mora la lotta messa in piedi dall’attuale presidente Felipe Calderón contro i narcotrafficanti ha già dato dei risultati. I principali cartelli sono stati colpiti grazie a operativi congiunti della polizia e dell’esercito. Nonostante tutto, nel 2007 è probabile che il numero degli omicidi legati a questo fenomeno non diminuisca rispetto al 2006. Lo scorso anno le morti violente vincolate al narcotraffico furono 2.500. All’inizio del 2007, subito dopo l’elezione di Calderón, i più potenti gruppi di narcotrafficanti messicani intensificarono il livello delle violenze: gli assassinii erano all’ordine del giorno. Nei mesi successivi, quest’ondata di omicidi è andata diminuendo.