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(Apcom, 3 luglio 2007) La mancata piena organizzazione della riforma sanitaria relativa al sistema penitenziario, che a livello nazionale “aspetta di essere realizzata 1999”, è “un limite vergognoso del nostro ordinamento”, un ritardo che “è stato dichiarato non più tollerabile dai pronunciamenti dei Ministeri della Giustizia e della Salute”. Così il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, nel corso della visita oggi al carcere romano di Regina Coeli per l’inaugurazione di alcuni lavori di ristrutturazione. In questo senso, ha osservato Manconi, la legge varata nelle scorse settimane dalla Regione Lazio, la prima in Italia del genere, che ha disciplinato gli “Interventi a sostegno dei diritti della popolazione detenuta” in quella regione è “decisamente preziosa” perché “in anticipo ad altre Regioni sperimenta la piena e integrale operazione di trasferimento della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale”.
Nel merito, il sottosegretario ha voluto rassicurare chi ha espresso dubbi sulla disciplina che sul tema conterebbe sovrapposizioni di competenze locali e nazionali: “Il problema delle temute sovrapposizioni tra le competenze regionali e quelle del Ministero della Giustizia assolutamente non c’è. Intanto per quanto ha precisato ed indicato il Titolo V della Costituzione, poi perché l’amministrazione penitenziaria e il Ministero della Giustizia hanno considerato da tempo esaurita la propria presunzione di autosufficienza per quanto riguarda questi impegni”. Quindi “le preoccupazioni per le sovrapposizioni e le incongruenze sono un residuo del passato”. Al contrario per Manconi si dimostra oggi “l’urgenza dell’integrazione tra i vari livelli istituzionali e il mondo del volontariato”.
Sempre riferendosi alla legge della Regione Lazio, per il sottosegretario “è giusta la molta attenzione al reinserimento, che senza l’aiuto degli enti locali sarebbe irrealizzabile, e quella al ruolo fondamentale della polizia penitenziaria, perché la crescita dei diritti-doveri dei detenuti passa per la crescita dei diritti-doveri della polizia penitenziaria”.