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Con colpevole ritardo, anche le Regioni iniziano a reagire ai contenuti liberticidi del Decreto Sicurezza (DL 48/2025), pubblicato l’11 aprile scorso. È stato necessario attendere più di due settimane perché la Conferenza delle Regioni esprimesse, attraverso una dichiarazione dell’assessore veneto Federico Caner, coordinatore della Commissione Politiche Agricole, una prima posizione critica nei confronti dell’articolo 18 del decreto, che vieta la produzione e commercializzazione delle infiorescenze di canapa anche a basso contenuto di THC.

“Tutti i rappresentanti delle Regioni si sono trovati a riconoscere all’unanimità che il Decreto Sicurezza mette in difficoltà il settore della canapa, che in Italia conta 3.000 aziende con 30.000 addetti, 500 milioni di fatturato e il 90% di export” si legge nel comunicato diffuso dalla Regione Veneto. Le Regioni chiedono ora una “revisione della norma” e annunciano per bocca di Caner l’invio di una lettera al Ministro Lollobrigida con proposte di modifica in sede di conversione parlamentare. È un primo, timido passo nella giusta direzione.

Un provvedimento, l’intero DL Sicurezza assurdo e dannoso, che per quanto riguarda la cannabis light ignora non solo la normativa europea, ma anche il buon senso economico e agricolo, colpendo un settore in crescita che conta migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori.  Ma resta il fatto che questa presa di posizione arriva tardi, dopo che per quasi un anno la norma è stata sul tavolo della discussione politica. Se la presa di posizione delle Regioni apre uno spiraglio, spetta ora al Parlamento avere il coraggio di intervenire. La conversione in legge del DL 48/2025 può e deve essere l’occasione per eliminare norme inutili e pericolose, che rischiano di criminalizzare la fragilità e di distruggere esperienze virtuose nell’agricoltura sostenibile.

Il mondo delle associazioni e della società civile non è rimasto a guardare. È in corso una vasta mobilitazione contro il decreto, e da oggi ha preso il via un digiuno a staffetta promosso da Forum Droghe, CNCA, Società della Ragione e molte altre realtà impegnate contro le norme introdotte dal Governo Meloni. L’iniziativa, che coinvolgerà centinaia di persone in tutta Italia, vuole dare un segnale forte al Parlamento: il decreto va cambiato radicalmente, e subito.