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Forum Droghe, che insieme a molte realtà della società civile ha promosso il digiuno a staffetta e le manifestazioni a Roma contro il decreto sicurezza, interviene sulla seduta in corso al Senato.

Hassan Bassi, del direttivo di Forum Droghe, ha dichiarato: “siamo solidali con la protesta di resistenza passiva messa in atto stamane dai senatori dell’opposizione a fronte dell’ennesima forzatura messa in atto dal Governo per la conversione del Decreto Sicurezza, con l’apposizione della seconda questione di fiducia in una settimana. Di nuovo si forzano gli strumenti democratici per approvare norme che restringono fortemente gli spazi del dissenso. Basti pensare che quello stesso atto di resistenza passiva, se agito fuori dal Palazzo, in piazza od in strada, con le nuove norme porterebbe ad una condanna fino a 2 anni di carcere!” Bassi ha poi ribadito che “insieme alla rete di organizzazioni del terzo settore continuiamo a pensare che sia nostro compito contrastare norme che ledono i diritti civili ed umani dei cittadini, utilizzando la leva penale in maniera sproporzionata ai danni dei più deboli. Esattamente l’opposto del nostro mandato sociale, che si basa sulla solidarietà, la lotta alle disuguaglianze. Solo con la costruzione di comunità solidali che sappiano essere inclusive è possibile ridurre le tensioni ed i reati, ricomponendo i conflitti sociali frutto di diseguaglianze ormai insopportabili.”

Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, ha ribadito invece come “ci troviamo di fronte a un insieme disorganico di norme repressive e illiberali, che puniscono comportamenti non per la loro offensività reale ma perché posti in essere da specifici gruppi sociali o etnici, oppure per esprimere dissenso e protesta. Questo provvedimento affonda le radici in una visione populista e ideologica del diritto penale che questo governo ha deciso di abbracciare e rendere l’unica reale cifra della propria azione di governo. Una svolta che è anche autoritaria, come abbiamo visto già nel primo fine settimana di applicazione del decreto, nelle piazze per la Palestina come nello sgombero violento dei rave a Torino e Trento. Un esempio paradigmatico di un approccio che ignora i principi stessi del diritto penale è il trattamento riservato alle infiorescenze di canapa industriale: un vero e proprio cortocircuito normativo, che pretende di classificare come stupefacenti prodotti che non lo sono, piante escluse espressamente dai trattati internazionali e dallo stesso Testo Unico sulle droghe. E così si colpisce un intero comparto legale, provocando il rischio concreto di far sparire oltre 22.000 posti di lavoro e causando un danno economico stimato in circa 2 miliardi di euro. La destra – conclude Fiorentini – continua a cavalcare paure, vere o costruite ad arte come nel caso della cannabis light, per distogliere dalla propria incapacità di governare i problemi reali del paese. Non basta infatti infilare la parola “sicurezza” in un decreto per garantirla ai cittadini, che invece si confrontano ogni giorno con salari che valgono sempre meno o il timore dell’ennesima alluvione.”