Il giro del fumo
di Gino e Michele

Fa niente se non fumiamo?

Fa niente, certo, mica è obbligatorio. Non fumiamo nel senso che non ci facciamo le canne, perché dell'altro fumo, quello ufficiale, a volte abusiamo anche, e qui ci andrebbe bene un purtroppo. Non è che le canne ci facciano schifo a priori, semplicemente non ce le facciamo per necessità. Ma un attimo, di questo ne parliamo dopo.

Prima c'è un'altra cosa: è il fastidio che ci provocano gli organi di informazione che trattano ancora oggi il fumo, hashish e marijuana, come una cosa lontana, trasgressiva, drammatica. Una cosa esotica e demonizzante. Ci dà un po' di fastidio e nello stesso tempo ci fa sorridere, perché sembra - leggendo i giornali e ascoltando le televisioni - che le canne non appartengano e non siano mai appartenute alla nostra società contemporanea del quotidiano, della porta accanto e dei giardinetti sotto casa.

Non parliamo di un fenomeno in cui capita di imbattersi, ma proprio di un fenomeno che è entrato a pieno titolo nella cultura di cui facciamo parte un po' tutti. Potremmo forse trovare del fumo nel tinello di una zia, per dire. E invece sembrerebbe che nessuno se ne sia accorto o se ne voglia accorgere mentre, ne siamo sicuri, i direttori di testata, i giornalisti, i politici, ogni categoria di cittadini che va dai quaranta in giù ha provato o ha visto fumare qualche amico e soprattutto ha visto che la cosa non è poi così strana e trasgressiva.

Non siamo tra quelli che asseriscono che farsi le canne fa bene, ma sicuramente ci sono cose legalmente in commercio che fanno molto più male, anche in dosi ridotte.
Adesso, detto tra noi, prendendo per un attimo ad esempio i quarantenni (che sono poi la maggioranza dei direttori di testata e degli estensori degli articoli usciti in questi mesi), vuoi che un Paolo Mieli (Corriere della Sera) o un Liguori (Italia 1) nel loro più o meno lontano passato non si siano mai fatti una canna?
Ma sì che se la sono fatta! Non abbiamo le prove certe ma se ci mettessimo a cercarle le troveremmo di sicuro perché apparteniamo alla stessa matrice, cioè una volta abbiamo frequentato scuole e ambienti analoghi. Poi ognuno ha scelto strade diverse, come speriamo sia evidente, ma - a volte ce ne stupiamo anche noi - la partenza è simile...
Insomma, questa è la realtà. Prendiamone atto tutti. Ma forse questa volta molto del conservatorismo di ritorno dilagante su un tema cosìmarginale per il Paese non fa gioco neppure ai conservatori.
Una volta si diceva 'sepolcri imbiancati'. Chissà se si dice ancora.

Fatta questa premessa che era doverosa, aggiungiamo una postilla.

Molti dicono che il fumo porta alle droghe pesanti. Lo asseriscono anche personaggi di tutto rispetto, in buona fede. Qualcuno di quelli che lavorano nelle comunità di recupero, per esempio. Non siamo degli esperti ma forse ci sarebbe da discutere, su questo. E cioè: in una situazione sociale o personale difficile qualsiasi cosa, potenzialmente, può divenire dannosa e lesiva per sé e per gli altri. Lo stesso motorino con il quale andiamo a lavorare tutti i giorni, nelle mani di un adolescente senza altri stimoli culturali, affettivi e sociali può diventare l'unico modo per affermarsi, l'esasperazione dei propri sogni. E allora può essere truccato, potenziato all'eccesso, rubato, può essere il mezzo per trasgredire (il codice della strada) e può procurare danni seri a sé e agli altri. Ma il motorino nell'uso quotidiano è un rischio tra mille, che rientra nella norma.

Detto questo noi non fumiamo.

Eppure di occasioni ne abbiamo avute tante, e alcune le abbiamo vissute, anche. Ma non siamo adatti. Stiamo male, ci fa un effetto negativo. Non siamo gli unici, c'è della gente a cui succede.

Uno di noi due, il più giovane, diciamo (anche se di pochi mesi si tratta), può garantire che tre tiri di hashish su di lui hanno l'effetto di un cazzotto di Tyson o di uno scontro di muso con il '12 ', inteso come tram. Una volta, in un doppio giro di pakistano con un gruppo di amici in una arena estiva dove davano Helzapoppin (certi film paiono perfetti per determinate funzioni), batté il record di durata in vomito ininterrotto: sedici minuti e trentasei secondi con vento a favore (per fortuna)...

L'altro, il più vecchio dei due (ma di pochi mesi), nello stesso periodo faceva il brillante e andava dicendo in giro 'Figuriamoci, a me non crea nessun problema. Ci vuol altro... 'La prima volta che fumò seriamente - nel senso non di un tiro, ma di una canna intera - dormì due giorni di seguito. Peccato che eravamo in viaggio e che era l'unico con la patente. Abbiamo dovuto aspettare che si riprendesse, per rientrare in città. Naturalmente (le disgrazie non vengono mai sole) eravamo in campeggio. In quattro in una canadese da due. Sulle Dolomiti. E pioveva.

No, noi due non fumiamo, questione di costituzione fisica, forse di pressione bassa.

Eppure un giorno ci siamo innamorati della stessa donna, tanti anni fa. Lei usciva una volta con uno, una volta con l'altro. Senza dirlo a nessuno dei due. E soprattutto senza dire a nessuno dei due che era innamorata di un terzo. Tutte le volte che uno di noi - questo ce lo siamo confessato dopo - era lì lì per concludere c'era il rito dello spinello (il termine è un po' desueto, ce ne rendiamo conto, ma all'epoca era perfetto) perché, diceva lei, la rilassava. 'Sai che differenza, se faccio l'amore rilassata! 'diceva. Non lo abbiamo mai scoperto. Perché al primo tiro il più vecchio si addormentava e il più giovane era come se si fosse scontrato col '12 '. Tutti e due fuori combattimento. Lei ci faceva capire che eravamo un po', diciamo così, limitati e telefonava al terzo, che era poi quello che le passava il fumo, casualmente.

A proposito, sapete cosa fa oggi quel terzo? Lavora per un grande quotidiano milanese...

 

tratto da: Drugs: cosa sono, effetti, rischi e precauzioni