Rosie Boycott, giornalista

Rollai la mia prima canna in un giugno rovente in Hyde Park, nel 1968. Avevo solo 17 anni e una voglia disperata di diventare grande.

Avevo scoperto un albero con un' ottima vista sul Serpentine bowl. Poche settimane più tardi ci andai per ascoltare i Fleetwood Mac che davano un concerto gratuito...

Avevo un pezzetto di hashish grande quanto un unghio, una scatola di fiammiferi Swan Vestas, una Benson and Hedges spezzata e tre cartine Rizla ... tenuti insieme goffamente. Oh, il glamour delle Rizla. Oh, il fremito di proibito del vocabolario gergale - il fumo, le canne, gli spinelli. Tutto derivato, come la musica di Jagger, da una lontana black American culture di cui sapevo poco. E che tuttavia mi aveva conquistato, e con me la mia generazione. La mia prima esperienza, una blanda e divertente intossicazione, fu assolutamente deludente. Il joint, bagnato, si afflosciò. Non avvertii particolari trasformazioni fisiche. Ma quel gesto mi aveva trasformato - letteralmente - in una fuorilegge. Ero dall'altra parte della barricata rispetto alla polizia - o the fuzz, come usavamo chiamarla. E con me la gran parte della mia generazione.

Quando, al termine di un processo per possesso di cannabis, Mick Jagger fu pesantemente multato per migliaia di sterline, i benpensanti dissero che se l'era meritata. Ma William Rees-Mogg, allora editore del Times, dichiarò la sua contrarietà per quello che definì , in un famoso editoriale, l'impulso primitivo di "spezzare le ali a una farfalla". Lasciando tutti stupiti, pubblicò un annuncio a tutta pagina dedicata all'assunto che "la legge contro la marijuana è immorale nei principi e inefficace nella pratica". Era firmato da 50 personalità, da Jonathan Miller , e da un giovane parlamentare emergente chiamato Jonathan Aitken. Essi lanciarono una campagna, che ebbe vita breve, chiedendo la decriminalizzazione della marijuana. Chiedevano che la cannabis fosse esclusa dalla lista delle sostanze pericolose: "Il possesso ... dovrebbe essere consentito o tuttalpiù considerato una infrazione punibile con una multa di non più di dieci sterline."

Nel suo editoriale sul Times, il futuro Lord Rees-Mogg aveva descritto qualcosa che lui definiva " il nuovo edonismo". Diceva che dove questo entrava in conflitto con i valori tradizionali era necessario accertarsi che questi valori includessero "la tolleranza e l'equità ".

Questo era il punto di vista dell'establishment riguardo alle grida che si levavano del tipo "Hanno fatto diventare Mick un capro espiatorio" o, più semplicemente , "La cannabis è un innocuo componente del relax contemporaneo". I sostenitori della cannabis supportarono le loro richieste con significative evidenze mediche. Nessuno se ne prese cura.

Gli arresti per possesso di cannabis sono passati da 18,213 nel 1985 a 68,598 nel 1995. I pusher si arricchiscono vendendo non solo cannabis, ma un cocktail di droghe. La distinzione tra ciò che non fa male e ciò che invece può essere nocivo è diventata più confusa. E' entrata in gioco l'avidità, e l'isteria si è impadronita del dibattito. La cannabis può portare alle droghe pesanti - si, ma principalmente perchè la stessa persona che ti vende la prima - la cannabis - ti offrirà anche le altre - eroina o cocaina. Non c'è nessuna evidenza scientifica che la cannabis crei il desiderio di droghe più pesanti.

L' ironia, naturalmente, è che una delle droghe più pericolose del mondo, quella responsabile del maggior numero di crimini, di ore lavorative perse, di crisi coniugali, di episodi di violenza, è liberamente disponibile in ogni supermercato e piccola bottega della terra. Se l'alcol è una tigre, la cannabis è un innocuo topolino. L'alcol può andar bene per chi lo sa maneggiare. Come ex-alcolista, ho sperimentato in prima persona le terribili conseguenze della dipendenza da una sostanza. Tutti hanno probabilmente conosciuto qualcuno la cui vita - o famiglia - è stata segnata dall'alcol, dall'eroina o dalla cocaina. Ma sicuramente il numero di persone distrutte dall'alcol risulta maggiore. Mentre l'alcol è aggressivo, la cannabis è passiva.

Sicuramente nessuno è mai stato "rovinato" da una canna. La verità è che la maggior parte delle persone che conosco hanno fumato una volta o l'altra nella loro vita. E' gente che lavora, mantiene famiglie, dirige aziende, governa il nostro paese, ma tuttora, 30 anni dopo il mio "debutto" in Hyde Park, la cannabis è ancora ufficialmente considerata una droga pericolosa. Questo mi sorprende più che vedere i Rolling Stones, che insieme hanno più di 200 anni, fare le capriole a Chicago, come se il tempo non fosse passato.

Dopo quella prima sigaretta, ne ho fumate moltissime altre, anche se oggi ho smesso quasi del tutto.
E non vedo perché la gente che condivide il mio primitivo entusiasmo debba essere etichettata come criminale.

Non sarebbe tempo di guardare in faccia i fatti e smetterla con questa ipocrisia?
 
 

tratto da: The Independent on Sunday