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Domenica,29 marzo 1998

«Colorata» manifestazione nella capitale inglese per la depenalizzazione dell'hashish.
E per un giorno gli agenti chiudono un occhio

Lo spinello libero invade Londra

Pannella in corteo con migliaia di giovani, punk ed ex sessantottini
Ironie sul ministro degli Interni: il figlio arrestato per spaccio

Alessio Altichieri,

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

LONDRA - È stato il corteo più profumato che si sia odorato a Londra negli ultimi trent'anni. Migliaia di giovani, undicimila secondo Scotland Yard, probabilmente di più, hanno marciato ieri da Hyde Park a Trafalgar Square per chiedere la legalizzazione dell'hashish. E hanno fumato le loro «canne» in tutta libertà, davanti agli agenti, che si sono guardati dall'arrestare qualcuno, come legge vorrebbe. «Non abbiamo chiuso un occhio», ha garantito un portavoce della polizia. Ma devono averli chiusi entrambi, e pure le narici, perché dal corteo salivano al cielo ampie volute di fumo. Perfino, nel portico d'un ristorante a Piccadilly, c'era un'organizzata fumeria: i ragazzi arrotolavano, leccavano, accendevano e alzavano gli occhi al cielo.

Ma non si poteva disturbare un corteo così allegro. Perché la marcia indetta dalla direttrice dell'Independent on Sunday, Rosie Boycott (un cognome che è un programma alternativo), concludeva la campagna del suo giornale contro il proibizionismo delle droghe leggere. E siccome anche William, il figlio del ministro dell'Interno, Jack Straw (altro cognome adatto, ché significa «paglia»), era stato preso mentre vendeva al pub una dose di droga, ieri ci voleva tolleranza. E ce n'è stata in abbondanza: una popolazione mista, fatta di «figli dei fiori» passati attraverso «The Full Monty», s'è impadronita di Londra con fischietti, tamburi, palloncini, pattini a rotelle, trombe, telefonini, figli in passeggino, nonché cani, uno dei quali portava al collo il cartello «Cani contro il fascismo».

Colpiva, nella folla punk di ragazze coi capelli viola o arancione, un signore in là con gli anni, capelli bianchi e sciarpa bianca, di nome Marco Pannella, che alzava ridente la bandiera del Partito radicale. Non poteva mancare: così, quando si sono sentiti audaci comizi finali, tipo «diciamo grazie ai trafficanti di hashish, che rischiano la vita per il nostro piacere», un'ovazione ha accolto l'annuncio che il corteo era seguito in diretta, in Italia, dagli ascoltatori di Radio Radicale. E Pannella, poi, auspicava anche da noi un giornale schierato per l'hashish libero, quando ha ricordato che, ai tempi del divorzio, il settimanale Abc fu premiato da quella scelta, passando da 92 mila copie a oltre un milione.

Altri temi, oggi, perché quella per l'hashish legalizzato è «una battaglia minore». Erano, infatti, ingenui i cartelli che ricordavano a Tony Blair che «solo il crimine organizzato guadagna dalla droga proibita»: non si tratta qui di eroina, di mafia, del Cartello di Calì, ma più semplicemente dell'erba che molti si coltivano sul balcone di casa. La Boycott, nell'articolò che apriva la campagna, raccontò: «M'arrotolai la prima canna in un giugno rovente in Hyde Park, nel 1968. Avevo solo 17 anni e una voglia disperata di diventare grande. Dopo quella prima sigaretta, ne ho fumate moltissime altre, anche se oggi ho smesso quasi del tutto. E non vedo perché la gente che condivide il mio primitivo entusiasmo debba essere etichettata come criminale».

Nostalgie di sessantottini, perciò. Così anche la lista delle personalità che hanno appoggiato la campagna, da Anita Roddick, la fondatrice del Body Shop, a Sir Paul McCartney, l'ex Beatle, dal drammaturgo Harold Pinter all'imprenditore-prezzemolo della Virgin, Richard Branson, elenca una gioventù che non si vuole arrendere all'età. E i ragazzi in corteo, ieri, sembravano i loro figli: avevano in spalla le stesse borse di tela sgualcita che si comprano nei mercatini di Kathmandu, indossavano gli stessi giacconi militari da Fiera di Sinigallia, bevevano le stesse birre che si bevevano al Festival di Woodstock. Ripetevano slogan appena riadattati, come «il piacere non è reato». E fumavano, appunto, le stesse canne.

In tale passato che non passa, Pannella era felice come un ragazzo. Rosie Boycott sfidava il ministro degli Interni: «Se non può impedire a suo figlio di fumare hashish, come potrà impedirlo a noi?». E decine di giovani alzavano cartelli artigianali che recitavano così: «Non finire come Bill Clinton. Aspira». Ieri, s'è aspirato a volontà: s'è aspirato così tanto che veniva da chiedersi se l'hashish, ufficialmente fuorilegge, non sia invece, ufficiosamente, già legale. Sicché in Trafalgar Square molti convenuti, che pure non avevano fumato, si sentivano girare la testa.


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