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Se mi si chiede che cosa l’Europa dovrebbe fare al prossimo appuntamento di Vienna 2008, non so che rispondere. Non c’è proprio niente da fare a Vienna 2008. I trattati internazionali sono testi in cui non si delinea alcuna politica della droga, ma solo la Proibizione. Sono testi sacri, già scritti. Sono scritti sulla pietra. Né l’Europa, né il Giappone, né l’Africa, né un’associazione come Encod hanno la minima influenza sui testi sacri. Il Trattato è scritto in modo tale che risulterebbe più facile cambiare la Bibbia che non il trattato stesso. Per la Bibbia, si può sempre fare una traduzione nuova e moderna, dove si possono utilizzare le più recenti conoscenze linguistiche per cambiare il testo. I trattati Onu non permettono tanta flessibilità, tanto allontanamento dall’ortodossia. I trattati sono quelli, e basta. Naturalmente l’Europa potrebbe dire che abbandona i Trattati. È stato un errore aver firmato i testi sacri come Unione Europea. Questo fatto ci rende responsabili per questo fondamentalismo quale mai si era visto prima. Si potrebbe dire: se gli stati membri vogliono firmare, è affare loro. Se i paesi membri vogliono distruggere certi testi nella versione che hanno firmato, è affare loro. Se i paesi membri vogliono denunciare i trattati nel loro insieme perché non hanno intenzione di aspettare il «mai e poi mai» per adattare i trattati ai tempi moderni, è affare loro.
Ma l’Europa non dice questo.
L’Europa si è fatta attrarre nella trappola dei trattati ed ora è prigioniera, perché sulle droghe le differenze intra-europee sono paralizzanti. L’argomento è intoccabile, come i paria in India.
Naturalmente l’Europa potrebbe usare il cervello. E dire che sì, saremo a Vienna a farci un pisolino in attesa del prossimo meeting rituale, ma nel frattempo troveremo i fondi per fare qualcosa di utile. Creeremo un fondo di dieci milioni di euro e daremo cinque milioni in cinque anni ai ricercatori per produrre e testare teorie sul perché i livelli di consumo in Europa sono così diversi.
E spenderemo cinque milioni di euro in cinque anni per organizzare ricerca per stabilire criteri di qualità per i dati ufficiali sulla droga. Non vogliamo più pagare l’Emcdda per compilare una lista di numeri. Vogliamo dati validi e comparabili. Vogliamo criteri, ad esempio per definire quanto deve essere valida una ricerca per essere pubblicata. Finora l’Emcdda ha solo aggiunto una presentazione alle cifre che riceve dai governi, la stampa e la mette su internet. Non mettono bocca su come vengono prodotti quei numeri né su come è fatta la ricerca che li produce. Danno per buono che i dati che vengono dai paesi siano comparabili.
La mia proposta non riguarda Vienna, ma Bruxelles. Propongo che l’Europa allarghi moltissimo la ricerca sociale sulle droghe. Non propongo che l’Europa spenda un sacco per la ricerca sul cervello o per la ricerca farmacologica, in modo da foraggiare la già ricca industria farmacologica… ma una ricerca per capire di più sui consumi nelle differenti culture e perché i livelli sono così diversi fra i vari paesi e al loro interno, questa sì che è utile! Fino a questo momento, nessuno sa perché a Parigi si usa più droga che ad Amsterdam, e perché ad Amsterdam si consuma di più che a Rotterdam, e perché a Rotterdam si consuma di più che a Brema. Vogliamo sapere di più sui consumi e vogliamo sapere quali fattori li influenzano. L’Europa dovrebbe fare cose utili, almeno alcune, per farci vergognare un po’ meno della sua partecipazione allo stupido rituale di Vienna, insieme alla folla di quei morti che camminano.