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A fine agosto è iniziato in Svizzera il percorso di riforma della legge federale sugli stupefacenti. Non si tratta ancora di una proposta definitiva, bensì di una procedura di consultazione con la quale il governo svizzero chiede lumi su una bozza di progetto di revisione. La legge in vigore dal 1951 è ormai chiaramente superata. Allora il contesto su cui legiferare era quello del consumo illegale di stupefacenti di cui è contemplato anche un uso legale, come la morfina e gli psicofarmaci. L’evoluzione successiva ha visto la comparsa di altre sostanze come l’eroina, ed un aumento generale del consumo, che in alcuni casi (canapa e ecstasy) può esser definito un consumo diffuso. La nuova legge dovrà inoltre tenere conto delle esperienze fatte. A partire dal 1989, la Svizzera ha promosso una nuova politica comprendente una serie di misure che hanno ottenuto un ampio sostegno politico, sia dalle autorità cantonali sia dalla popolazione. In questo decennio si è passati dal puro dibattito ideologico al confronto e alla verifica di proposte operative. Si è cercato di sperimentare e coordinare gli interventi, per individuare soluzioni concrete e una strategia coerente. È così nata la politica cosiddetta dei “quattro pilastri”: prevenzione, riduzione del danno, terapia, repressione del traffico illecito. Di particolare rilievo è stata l’introduzione della riduzione del danno, che comporta un intervento pubblico in favore di chi soffre di tossicodipendenza, indipendentemente dallo statuto legale della sostanza che l’ha provocata. Questa nuova politica federale ha ottenuto un ampio sostegno in occasione di due votazioni popolari che proponevano soluzioni ideologiche ed estreme, “Gioventù senza droga” (ritorno al proibizionismo ad oltranza) e “DroLeg” (legalizzazione del commercio di tutti gli stupefacenti). Si tratta ora di consolidare quanto sperimentato nell’ottica di una “terza via”. Alcuni aspetti della revisione appaiono scontati: regolamentare un maggiore ruolo del governo centrale, in particolare nel campo della ricerca e del coordinamento, tenere conto del passaggio dal concetto di “lotta alle droghe illegali” a quello di “politica delle dipendenze” (da sostanze legali e illegali), strutturare meglio la prevenzione, specie per ciò che concerne i giovani. Troverà infine un ancoraggio nella legge il trattamento a base di eroina, già sperimentato quale modalità di presa in carico efficace, se basata su di un approccio al contempo medico e sociale. La repressione del traffico illecito è stata resa più incisiva tramite due nuove leggi, una contro il riciclaggio di denaro e l’altra sulla possibilità di condurre inchieste anche infiltrando agenti nelle organizzazioni criminali. Non tutte le proposte verranno accolte facilmente. Probabilmente saranno tre i punti caldi della prossima revisione legislativa. In primo luogo l’estensione del concetto di politica delle dipendenze alle droghe legali obbligherà a confrontarsi maggiormente con l’abuso di alcool, tabacco e farmaci, comportamenti i cui effetti nocivi individuali e sociali vengono spesso sottovalutati rispetto a quelli dell’assunzione di droghe illegali. Il secondo tema sarà quello della depenalizzazione del consumo, che la legge attuale già contempla, ma solo come facoltà discrezionale sulla base del “principio di opportunità”, cioè la non obbligatorietà dell’azione penale per infrazioni di lieve entità. Sullo statuto legale del consumo di stupefacenti e dei suoi atti preparatori sono state poste in consultazione cinque differenti ipotesi normative, che vanno dalla depenalizzazione per i derivati della canapa a quella per tutti i tipi di stupefacenti, con la possibilità di mantenere un divieto per i giovani, al di sotto dei sedici o dei diciotto anni di età. Ancora più rovente sarà la terza questione, riguardante la proposta di andare oltre la depenalizzazione del consumo per la canapa, introducendo la possibilità di regolamentarne la produzione ed il commercio tramite il “principio di opportunità”. Alla base di questa riflessione vi è un recente rapporto della Commissione federale per i problemi di droga, che ricordava come i derivati della canapa presentino un basso rischio sociosanitario, constatando al contempo la diffusione di modalità di consumo non problematiche e la maggiore accettazione sociale di questo comportamento, dimostrata da più inchieste. L’ampio ventaglio di proposte spazia da alcune più restrittive, sino all’introduzione anche in Svizzera di un regime simile a quello che regola i coffee-shops olandesi. La consultazione, alquanto complessa, coinvolgerà sino a dicembre circa 140 enti (governi cantonali, partiti, chiese, associazioni di categoria). Il relativo rapporto è atteso per la primavera, mentre il progetto di nuova legge dovrebbe essere presentato alle camere federali entro la fine del 2000. Il governo della Confederazione intende proseguire sulla strada imboccata 10 anni fa, alla ricerca di una strategia coerente, basata su un nuovo equilibrio politico: agendo credibilmente contro chi lucra sul traffico illecito e a favore di chi è vittima di questo traffico, affrontando il problema della dipendenza non da un’ottica settoriale (giuridica, medica, psicologica o sociologica), ma quale sintomo di malessere individuale e sociale. Resta da vedere sino a che punto si terrà conto dell’evoluzione dei consumi registrata nella popolazione, regolamentando l’uso mentre si interviene per impedire l’abuso.

*Divisione della salute pubblica, Bellinzona