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L’eroina resta, almeno per il grande pubblico, la più terribile incarnazione del “mostro-droga”. Resta anche una grande sconosciuta, troppo spesso immaginata diversa da quello che è. La sua storia è piena di miti e inesattezze, che purtroppo non è possibile analizzare in questo spazio: per esempio, non è vero che essa fu mai pubblicizzata per la disassuefazione dalla morfina, anche se qualche medico la utilizzò per questo.
La di-acetil-morfina fu introdotta in commercio dalla Bayer nel 1898 con il nome commerciale di “Eroina”, forse in risposta alla commercializzazione di un altro prodotto derivato dalla morfina, l’etil-morfina o “Dionina”, da parte della concorrente Merck. L’Eroina fu ampiamente pubblicizzata come “il sedativo delle tossi”, incomparabilmente più efficace della codeina anche perché capace di “facilitare il respiro”, rallentando gli atti respiratori e aumentandone la profondità (Dreser 1898).
Per capire il significato storico di questo fatto bisogna considerare che all’epoca malattie come la tubercolosi e la polmonite, caratterizzate da tosse spesso violenta, tormentosa e “inutile”, erano le prime cause di morte. In realtà, l’affermazione che l’eroina è “la digitale del respiro” (come la definì nel 1899 H. Leo, pensando alla digitale, la droga capace di rallentare il ritmo e rafforzare la contrazione del cuore) era nata da osservazioni cliniche affrettate e imprecise. Fu ben presto scoperto (von Issekutz 1911) che, come tutti gli oppioidi, l’eroina allevia efficacemente la tosse, ma deprime la respirazione.
Fra il 1890 e il 1905, sull’eroina furono pubblicati almeno 180 articoli scientifici, quasi tutti favorevoli, alcuni entusiastici (de Ridder 1994). Stranamente, all’inizio, l’azione analgesica dell’eroina fu ritenuta minore di quella della morfina (Manges 1900).
Secondo quanto sappiamo oggi, l’eroina è solo un equivalente della morfina: circa due volte più potente (5 mg di eroina equivalgono a 10 di morfina); più rapida a superare la cosiddetta barriera emato-cerebrale; molto più solubile in acqua (625 mg/ml, per cui grandi dosi possono essere somministrate in piccoli volumi); e con minori effetti collaterali, tra cui minore nausea nei soggetti “vergini”, e per questo – almeno in Inghilterra, dove è sempre stata disponibile a scopo terapeutico – preferita alla morfina nell’infarto miocardico e in altre condizioni “acute”.