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Al termine di un percorso che si è sviluppato in due anni di incontri e riflessioni, il Laboratorio permanente pubblico-privato sociale, sostenuto dalla Regione Umbria, al quale aderiscono le principali organizzazioni nazionali attive nel campo delle dipendenze, è stata elaborata una Carta etica dei diritti degli utenti, presentata in un convegno a Perugia il 3 dicembre dai Coordinatori del gruppo di lavoro (le sottoscritte insieme a Giuseppe Vaccari).
Il documento, che la Giunta della Regione Umbria ha inserito in una delibera, si inserisce in un lungo cammino di affermazione dei diritti delle persone utilizzatrici di sostanze psicoattive, a cominciare dalla Carta di Fiesole del 1982 sull’utilizzo del metadone, passando per la carta dei diritti dei consumatori approvata a Firenze nel 1994, fino alle tre Conferenze nazionali di Palermo, Napoli e Genova.
Partendo dalla premessa secondo cui «negli ultimi decenni i fenomeni, e le conseguenti strategie di risposta, sono stati declinati prevalentemente secondo i paradigmi della patologia e della devianza», mentre «per comprendere la realtà di tali fenomeni (…) è necessario mettere a fuoco l’interconnessione tra consumi e stili di vita, all’interno di contesti diversificati», si sottolineano innanzitutto i diritti di libertà: «In base a quanto stabilito dall’art. 3 della Costituzione, la persona che usa sostanze psicoattive ha pari dignità sociale rispetto ad ogni altro cittadino ed è titolare degli stessi diritti di cittadinanza, a prescindere dalle proprie condizioni di uso/abuso/dipendenza da qualunque tipologia di sostanza. Suo diritto fondamentale, pertanto, è quello di non subire discriminazioni di alcun genere». Alla base del documento sono individuabili alcuni concetti fondamentali: il senso etico di responsabilità verso di sé e verso gli altri, la solidarietà tra pari, l’autonomia nelle proprie scelte di vita, la necessità di un accompagnamento da parte degli operatori non giudicante e non discriminante, la tutela della privacy.
Se da un lato, quindi, è necessario tutelare il principio di uguaglianza, anche promuovendo l’utilizzazione di tutti i servizi ed interventi fruibili da qualunque cittadino, comprese le prestazioni dei medici di base, d’altro lato devono essere rispettate le specificità dei bisogni e delle scelte individuali, assicurando un’ampia gamma di opzioni terapeutiche, puntando ad «un’alleanza terapeutica» che garantisca una scelta consapevole ed adeguatamente informata e, in termini di risultati attesi, puntando all’obiettivo di «raggiungere la condizione di miglior equilibrio possibile nel dato momento».
La Carta, inoltre, sottolinea la necessità di promuovere in quest’area, come già accade per altri gruppi di cittadini portatori di bisogni, esperienze di partecipazione attiva, sia nell’ambito dei servizi, sia in maniera più ampia all’interno delle comunità locali. «Lo stigma sociale e la discriminazione (…) possiedono profonde radici sociali e culturali e quindi non trovano soluzione con l’esclusivo ricorso alle leggi, ma richiedono contemporaneamente l’avvio di processi di cambiamento a livello culturale e politico, a partire dalle comunità locali e dagli stessi operatori». Viene quindi ribadito, nei suoi diversi aspetti, «il diritto al lavoro e ad una vita sociale attiva», ed anche qui si sottolinea che «La tutela dei diritti sociali richiede una forte interrelazione dei servizi con la comunità locale, sostenuta da politiche di inclusione sociale, di integrazione ed intersettorialità, di sviluppo del capitale sociale». «I dati dei servizi evidenziano un’alta percentuale di persone consumatrici, o anche dipendenti da sostanze, regolarmente inserite nel lavoro e quindi indistinguibili dagli altri lavoratori, che costituiscono, tra l’altro, un esito positivo dell’intervento terapeutico. Si sostiene pertanto il diritto ad un’eguale dignità e valorizzazione del lavoro, con eguale trattamento normativo ed economico, in presenza di prestazioni analoghe a quelle di altri lavoratori». «Nei casi» tuttavia «in cui il consumo attuale o passato si accompagni ad un’obiettiva difficoltà nella relazione con il lavoro, deve essere garantito l’accesso tempestivo a strumenti di formazione e di supporto al lavoro».

È inoltre delineato, nei suoi tratti fondamentali, il disegno di un sistema operativo in grado di fornire un efficace soddisfacimento dei diritti enunciati, identificando quegli strumenti di garanzia che possono intervenire a sostegno di una loro concreta esigibilità. Sarà importante far conoscere il più ampiamente possibile il documento per favorire il più largo consenso sia della politica che degli operatori e degli utenti.

Cesda, Asl Fi
Direz. sanità e servizi sociali, Regione Umbria