Non esiste un "modello svizzero". Vi è un quadro confederale, all’interno del quale ritroviamo 26 politiche, tante quanti i Cantoni della Confederazione elvetica. Semmai, si può parlare di esperienze elvetiche. Eppure, stando ai quotidiani esteri, sembra che in tutta la Svizzera si sia adottata su larga scala la prescrizione medica di eroina quale unico rimedio per tutti. Niente di più falso. Le riflessioni fatte nel corso degli anni Ottanta – soprattutto alla luce delle emergenze delle scene aperte e della diffusione dell’HIV – e le azioni intraprese sono state sistematizzate dalla Confederazione per indicare un quadro di riferimento valido per tutte le realtà cantonali. Ne è sorta, all’inizio degli anni Novanta, la "politica dei quattro pilastri" (prevenzione, riduzione del danno, terapia e reinserimento, repressione del traffico illecito). Caratteristica principale di questo approccio – nel quale si riconoscono tutti i Cantoni svizzeri – è quello di nascere da un intervento interdisciplinare che vede agire, fianco a fianco o in momenti diversi, operatori con ruoli molto differenti. Ne sorge la necessità di adoperarsi in modo che vi sia coerenza nell’intervento statale o sovvenzionato dallo Stato, mettendo da parte le posizioni puramente ideologiche (o, magari, iniziando la discussione proprio da esse…). L’innovazione di maggior peso è stata l’aver inserito la riduzione del danno a pari titolo nel ventaglio di strumenti di cui disporre. Una volta accettato il principio dell’intervento in favore di chi si ritrova a consumare, il concetto di trattamento sostitutivo (uso medico di uno stupefacente volto a evitare i sintomi della carenza nella persona divenuta tossicodipendente) acquista il significato di possibile alternativa a una terapia direttamente mirante all’astinenza. E questo proprio nell’ottica di una politica rispettosa della condizione della singola persona, unica nel suo percorso tossicomanico, unica quale individuo. Oggi, in Svizzera la metà delle persone ritenute tossicodipendenti (30-35.000 su 7 milioni di abitanti) si sottopone ad un trattamento sostitutivo. In maggioranza sono trattamenti metadonici, anche se vengono utilizzate almeno un’altra dozzina di sostanze stupefacenti. L’eroina è stata sperimentata per tre anni, su di una casistica mirata, in un contesto scientifico, tramite protocolli validati da istanze internazionali. Il costo della sostanza costituiva il 10% dell’intero costo del trattamento, comprendente un forte sostegno psico-sociale. L’esito della sperimentazione e l’appoggio dato dall’elettorato alla politica federale in occasione di un’importante votazione popolare hanno convinto la Confederazione a proporre l’uso medico di eroina. Il governo centrale – con il convinto sostegno dei Cantoni – ha presentato un disegno di legge volto ad introdurre, nel rispetto dell’attuale divieto dell’uso medico di eroina, il concetto di deroga, in presenza di sufficienti garanzie sullo svolgimento del trattamento. Nel periodo 1994-1996, le richieste per la sperimentazione con eroina sono state almeno doppie dei posti a disposizione. Oggi, la Confederazione stima che l’eroina medica potrebbe coinvolgere sino al 10% della popolazione tossicomane. Competente per la decisione in merito all’opportunità o meno di una prescrizione di eroina è l’autorità regionale e la regolamentazione proposta prevede l’utilizzazione di policlinici, escludendo la possibilità di ricorso a singoli medici. Cosa dire a chi intende approfittare delle esperienze elvetiche con l’uso medico di eroina? Dapprima, che l’uso di trattamenti sostitutivi deve avvenire in un contesto generale di politica delle tossicodipendenze coerente con l’intervento a favore di chi consuma ancora. Ci vuole quindi una chiara indicazione in favore della riduzione del danno. Inoltre, l’uso di eroina non può venire né stigmatizzato (è un farmaco, non necessariamente più potente o pericoloso di altri lecitamente in commercio), né idealizzato (non è un rimedio miracoloso, come d’altronde non lo è stato l’"UROD"). Diviene allora uno strumento di cui valutare l’uso nell’ambito di una presa in carico individualizzata. Infine, il passo maggiore compiuto in Svizzera non è stato quello di sperimentare o meno l’eroina, quanto l’aver scelto l’informazione, il dibattito, l’apertura alla discussione, il serio confronto fra scenari possibili. Si tratta di abbandonare approcci ideologici, o, fatto ancora più preoccupante, basati su di affermazioni non provate che assumono il carattere di veri e propri atti di fede. In questo contesto, la Svizzera si è accorta di sapere molto di più sulla realtà dei trattamenti sostitutivi che non su quella dei centri terapeutici. Sono quindi in corso estese operazioni di raccolta dati in un settore che sinora è vissuto sull’autocertificazione del proprio operato. Solo in un contesto di trasparenza dell’intervento e di scientificità dell’analisi. è possibile valutare serenamente quale approccio risulti più indicato per quale casistica. Se riconosciamo che ogni persona è differente, allora è giusto e naturale che esistano differenti strade per uscire dalla tossicodipendenza.
* Dipartimento delle opere sociali, Canton Ticino