Tempo di lettura: 3 minuti

Dall’aprile 1997 è aperta nella clinica psichiatrica e neurologica dell’Università di Tubinga, piccola cittadina del Baden-Wuttenberg, la prima stazione di ricerca e terapia di disintossicazione della Germania, capace di ospitare tredici pazienti tossicodipendenti. Il co-primario dott. Guntner sottolinea la novità di occuparsi di tossicodipendenze in ambito universitario: "In passato, questo tema non era molto apprezzato dalla medicina, specie in ambito accademico. Non a caso, nei Paesi di cultura anglosassone, questo settore era definito dirty medicin, e anche la formazione professionale medica sulle tossicodipendenze e le patologie correlata era trascurata". Ad affiancare il team medico e paramedico della stazione vi sono i laboratori di ricerca messi a disposizione dell’Università. "Vogliamo raccogliere informazioni più dettagliate sui processi che la dipendenza da sostanze stupefacenti produce a livello dell’organismo umano e studiare più approfonditamente i sintomi dell’astinenza", ci dice ancora Guntner. La stazione può essere definita un servizio a "bassa soglia", poiché non ci sono condizioni particolari da soddisfare per entrare nel trattamento di disintossicazione, che avviene nell’arco di tre settimane con somministrazione di metadone a scalare. Il programma, cioè, non prevede che il tossicodipendente sottoscriva alcun "patto terapeutico": l’obiettivo è di offrire una "tregua" momentanea dal quotidiano contatto con la "scena" della droga. Il co-primario, dott. Dangler, ci tiene a sottolineare la differenza di questa offerta terapeutica rispetto ai tradizionali programmi di disintossicazione: "In precedenza, la disintossicazione era finalizzata all’abbandono dell’uso delle sostanze stupefacenti. Si dava per scontato che il paziente avesse già maturato la scelta dell’astinenza, o quanto meno fosse intenzionato a provarci, e il trattamento implicava un lungo soggiorno nella struttura terapeutica. Per noi l’obiettivo è diverso: dare al tossicodipendente la possibilità di una presa di distanza dalla sostanza, e offrirgli al contempo tutte le cure necessarie per migliorare le sue generali condizioni di salute. Anche se il breve soggiorno nella nostra clinica può rappresentare comunque per l’utente un momento di confronto con se stesso, utile magari per decidere di troncare con la droga". La risposta dell’utenza non si è lasciata attendere: sulla lavagna magnetica dell’ufficio della clinica spiccano i nomi di oltre una cinquantina di aspiranti pazienti in lista d’attesa per essere ammessi alla stazione. A indirizzare gli interessati verso questa nuova struttura è la rete di servizi, assai differenziati, del territorio: dai centri di consulenza per tossicodipendenti, alle sedi dell’AIDS-Hilfe, agli operatori di strada, ai centri terapeutici e ai medici specializzati. I primi dati raccolti su questa esperienza parlano di una certa eterogeneità degli utenti: la maggioranza dei tossicodipendenti è sopra la trentina, alcuni hanno più di quarant’anni ma ci sono anche giovani e giovanissimi, i quali sono per lo più distanti dagli stili di vita e dalle culture "antagoniste" che generalmente si ritengono associate all’abuso di droghe; al contrario, come spiega Dengler, essi aspirano a modelli di vita tradizionali piccolo-borghesi, ricercano la sicurezza economica, il matrimonio, la carriera. Molti pazienti conservano rapporti costanti con la famiglia d’origine, e spesso vivono ancora coi genitori che li mantengono. Questi ultimi, sono a volte i primi a preoccuparsi dei pericoli del mercato clandestino e perciò preferiscono procurarsi essi stessi le sostanze per i figli. Prevale il modello del poli-tossicodipendente: l’ecstasy si affianca allo spinello, alla cocaina, all’alcool, all’eroina e così via. Anche fra i giovani la diffusione dell’infezione da HIV e dell’epatite è alta, per favorire la prevenzione, il personale della stazione sta organizzando momenti informativi. Fra gli utenti di nazionalità straniera sono numerosi gli italiani: giovani, figli di immigrati, che non sono ancora riusciti a inserirsi appieno nel tessuto sociale locale. I loro genitori sono i meno preparati ad affrontare l’evenienza di avere un figlio tossicodipendente. Durante la passata edizione della Love Parade a Berlino, nel luglio scorso, i pazienti della clinica hanno voluto salutare l’evento con un fax: "Noi siamo le conseguenze di un’onda nascente". Firmato: i pazienti della stazione A6 di Tubinga.

* Scuola per infermieri, Tubinga