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Anche quest’anno lo Incb (International Narcotics Control Board) ha pubblicato il consueto Rapporto sulle droghe. Nella parte “speciale”, il Board si dice allarmato per la diffusione, sul mercato nero, di medicinali a base di sostanze proibite, come ad esempio le benzodiazepine. Di fatto, il Report ci ricorda che esiste la diversione dei consumi, che merita di essere segnalata soltanto per l’incapacità del Board di capire le reali dinamiche di un mercato illegale. E in questo senso, non brilla neppure l’indice puntato sull’espansione del mercato illegale via Internet. Se non altro, perché è dal 2001 che ce ne parla. Come dire: sei anni di Report spesi davvero bene!
La seconda parte del rapporto vuole offrire un quadro del traffico, dell’offerta e del consumo di droghe illegali. Ma non apprendiamo niente di nuovo. La cannabis è sempre la droga illegale più apprezzata del pianeta, seguita dalla cocaina e dalle anfetamine. Piuttosto, sono i dati del rapporto a suscitare qualche dubbio, a partire dalla metodologia con cui vengono raccolti ed interpretati. Un vizio che lo Incb condivide, ad esempio, con l’Osservatorio europeo sulle droghe (Emcdda), e del quale si è già detto di recente su queste pagine (vedi Fuoriluogo, dicembre 2006).
In materia di cannabis, sorprendentemente, il Report usa toni tutto sommato pacati, anche se non mancano gli appunti ai “soliti noti” (vedi Olanda, Canada e Svizzera) e l’altrettanto nota accusa della malattia mentale associata al suo consumo. Da segnalare, comunque, il contorto paragrafo sul dronabinolo (denominazione del Thc sintetico), che viene elogiato (perché sintetico, vero?), ma del quale si sottolinea il pericolo d’abuso. Come dire: se passa l’idea del farmaco…
La parte più interessante è certamente quella sulle safe injection rooms, il filo conduttore degli ultimi Report e, ormai, una vera e propria ossessione per il Board. La novità del 2007 è data da una serie di paragrafi specifici sul nuovo flagello.
Il Board ci ricorda che le “stanze del buco”, «dove si abusa impunemente», sono attive in Australia, in Svizzera, in Canada, in Germania, in Olanda, in Spagna, in Norvegia e in Lussemburgo. E lamenta il fatto che non soltanto non si fa nulla per chiuderle ma, anzi, il loro numero aumenta. L’Incb si appella all’articolo 4 della Convenzione del 1961 (in sintesi: possesso e uso sono limitati agli scopi medici e scientifici), dimenticando che le politiche di riduzione del danno vanno proprio in questa direzione. Per farsi un’idea, basti pensare che per il Board la chiusura delle “stanze” viene vista come la soluzione per impedire la diffusione dell’Aids. Ma c’è di più. Secondo il rapporto le rooms «favoriscono il mercato illegale», contravvenendo così anche a quanto previsto dalla Convenzione del 1988.
La lista dei cattivi continua ad allungarsi, forse perché qualcuno comincia ad usare il cervello invece di genuflettersi con cieco fervore di fronte ai Trattati Internazionali. E lo Incb è costretto ad alzare il tiro. Innanzitutto, contro la Svizzera, che ha deciso di proseguire con il programma di mantenimento a base di eroina e che conta ben 12 “stanze” sul territorio. Per lo stile adottato, è interessante anche il richiamo al Canada. Infatti, se lo Incb si dice «fortemente preoccupato che diverse città, oltre a Vancouver, vogliano istituire degli heroin injection site», non trova altro da fare che giustificare il suo stato d’animo citandosi per ben tre volte, ovvero appellandosi ai precedenti rapporti. Non manca, poi, una profonda preoccupazione per la “scoperta” di una room in Lussemburgo, aperta nel 2005, per la “stanza” norvegese di Oslo e per le 25 drug consumption rooms aperte in Germania, che continuano ad essere operative nonostante il Board, già dal 2003, abbia indicato la strada da seguire. Quale? È fin troppo facile rispondere: occorre «dare risposte adeguate in conformità con i trattati internazionali, anziché continuare con le rooms».
Anche quest’anno non manca una nutrita serie di Raccomandazioni chiave (Key Recommendations), una novità introdotta l’anno passato. Da un lato, il Board si gongola dicendo che molte di queste sono già state attuate. Peccato che poi si lamenti dell’aumentare del “problema droga”. Da un altro lato, ci illumina con gli aggiornamenti, dove spicca ancora il paranoico appello contro le “stanze del buco”: occorre «dare risposte adeguate».
Insomma: l’Incb ha scoperto la funzione “copia e incolla” di Word. E, fino a che non verrà proibita dalle Convenzioni internazionali, si sente libero di abusarne.