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Ho incontrato Lester Grinspoon a Bologna, prima dell’incontro sulla canapa medica organizzato da Forum Droghe. Affabile e disponibile, Grinspoon colpisce per la semplicità colta del linguaggio con cui spiega all’interlocutore questioni scientifiche complesse e per la passione, temperata dall’ironia, con cui tratta i risvolti politici di questa battaglia. E’ affascinante ripercorrere la sua storia. Medico psichiatra, professore alla prestigiosa università di Harvard, ha iniziato ad occuparsi della canapa nel ’67. A quell’epoca la marijuana cominciava ad essere molto popolare tra i giovani, simbolo delle culture alternative degli hippies, mentre impazzava la propaganda sulla nocività dello spinello, che, si diceva, portava alla follia. “Anch’io ne ero convinto – mi spiega – e pensavo che i miei studi avrebbero portato argomenti alla pericolosità della marijuana. Con mia sorpresa ho scoperto che ero stato mal informato dal governo: nonostante la mia formazione medica avevo subito un vero e proprio lavaggio del cervello, come moltissimi americani del resto“.

Il suo primo articolo nel ’68 e poi il libro “Riconsiderare la marijuana” fecero scalpore: un docente di Harvard, un’autorità scientifica indiscussa, osava sostenere che la canapa era meno pericolosa dell’alcol e del tabacco! E che era più dannoso arrestare 300.000 giovani l’anno per lo spinello! Già nel suo primo libro affrontava il tema dell’uso medico, su cui poi ha concentrato i suoi studi. Nel suo volume “Marijuana, la medicina proibita”, la tesi dell’utilità medica della canapa è sostenuta da un’ampia raccolta di casi clinici. Ma Grinspoon non è solo uno studioso: è generosamente in prima linea nell’assistere i pazienti, che si rivolgono a lui da ogni parte dell’America per avere le informazioni che i medici curanti si rifiutano di dare. Ed è anche impegnato attivamente contro l’oscurantismo proibizionista per divulgare tra la classe medica e l’opinione pubblica il patrimonio di conoscenze scientifiche sulla canapa. Proprio sulle prospettive politiche del movimento per la canapa terapeutica abbiamo parlato a lungo con lui. Professor Grinspoon, ci sono ancora dei dubbi sull’utilità terapeutica della canapa? Dal punto di vista scientifico no. Se i governanti riacquistassero la ragione, sarebbe considerata un farmaco miracolo come la penicillina. Perché al pari della penicillina è poco costosa (tolta la “tassa” della proibizione), è utile per molti disturbi e malattie, ed è innocua. Del resto è’ stata prescritta dai medici dalla metà del 19° secolo fino agli inizi del ‘900, e non si è mai registrato, e sottolineo mai, un caso di morte per l’uso di questa sostanza. Nessun altro farmaco può vantare un tale indice di innocuità. L’aspirina, per fare un esempio, è considerata sicura e relativamente poco dannosa: ma da mille a duemila persone negli Usa muoiono ogni anno per aver ingerito aspirina, e 74.000 sono ricoverate per gli effetti collaterali degli antinfiammatori. Tant’è che un numero crescente di pazienti con l’osteoartrite preferisce fumare la canapa, quando il dolore non è troppo forte. Ma il recente rapporto dell’Istituto di Medicina dell’Accademia Nazionale delle Scienze non raccomanda ulteriori ricerche, soprattutto per trovare modalità di assunzione meno dannose del fumo? Il rapporto ha esagerato i rischi del fumo e non ha valorizzato la vastissima documentazione di casi clinici, che testimoniano l’ampiezza delle applicazioni terapeutiche della canapa e la bassissima tossicità. E’ vero che non esistono ricerche con gruppi di controllo per sapere la percentuale dei casi in cui la marijuana può essere efficace per un certo disturbo. Ma non c’è bisogno di studi così costosi. La prima regola del medico è quella di non nuocere al paziente. Se curo un malato di cancro che soffre per la chemioterapia e non trae beneficio dai farmaci tradizionali, posso consigliargli di provare la marijuana, perché so che molti ne hanno tratto vantaggio. Non posso garantirgli che funzionerà, ma posso garantire che non gli nuocerà Dunque il rapporto non è soddisfacente? Da un punto di vista politico è molto importante. Non dimentichiamo che è stato lo zar antidroga, Barry McCaffrey a commissionare la ricerca. McCaffrey ha sempre sostenuto che l’applicazione medica della marijuana è una “presa in giro” e che tipi come Grinspoon vogliono perpetuare la beffa per legalizzare la canapa ad altri scopi. Lo zar pensava che lo IOM gli avrebbe offerto una sponda per bloccare definitivamente a livello federale i referendum approvati in California ed altri stati. Il rapporto ha invece riconosciuto la validità terapeutica della canapa, anche se prende tempo per permettere alle industrie farmaceutiche di sviluppare diverse modalità di assunzione dal fumo. Ha anche stabilito che la canapa non produce dipendenza e non è una “droga di passaggio” a sostanze pericolose. Chiunque la usi sa che è così, ma è significativo che sia una ricerca commissionata dal governo a dirlo. E’ McCaffrey a prendere in giro gli americani, adesso è chiaro a tutti. Eppure Clinton continua a dichiararsi contrario. Certo, ci sono interessi enormi in gioco anche economici. Le industrie farmaceutiche sono contrarie perché la marijuana può sostituire a basso prezzo farmaci molto costosi. Le ditte farmaceutiche non a caso sovvenzionano con migliaia di dollari l’ente di propaganda proibizionista, la “Drug free America”. E poi c’è la pressione dell’opinione pubblica conservatrice. Non si tollera che sia legittimata una sostanza che ti fa gustare di più il cibo, il sesso, la vita insomma. Il piacere è una minaccia terribile. Tutti i referendum fin qui promossi sono stati approvati, dunque sembra che la maggioranza dei cittadini sia convinta dell’utilità terapeutica della canapa.. Le cose stanno cambiando, questo è certo. Tutti i sondaggi dicono che dal 65 al’85% degli americani sono a favore. Anche i medici, che sono stati agenti e vittime dell’ideologia proibizionista, stanno mutando atteggiamento. E’ vero che non sanno niente sulla canapa né trovano informazioni sulla letteratura scientifica, o nei corsi ufficiali di aggiornamento. Ma per la prima volta da molto tempo i medici stanno imparando dai loro pazienti, che usano la canapa per proprio conto. E così questi medici la consigliano ad altri pazienti, magari dicendo sottovoce “non dire che te l’ho detto, però provala”.

Non c’è il rischio di “medicalizzare” la canapa? Magari in un futuro si potrà assumerla in pillole, mentre l’uso ricreativo continuerebbe ad essere criminalizzato. No, non è possibile. Le industrie difficilmente produrranno questi farmaci, perché sono più costosi della canapa, anche se illegale. L’anno scorso 700.000 americani sono stati arrestati per l’uso di marijuana. Nonostante questa enorme repressione la canapa è fumata anche a scopo medico. Perché le industrie dovrebbero entrare in questa competizione che le vede perdenti in partenza? C’è di più. I derivati sintetici sono meno efficaci della pianta naturale. Già oggi esiste il Marinol, il THC sintetico, ma molti malati preferiscono fumare la marijuana perché funziona meglio e costa meno. L’unico modo per venire davvero incontro alle esigenze dei pazienti è di legalizzare la marijuana per qualsiasi uso. Fino a quando il governo e i politici potranno contrastare il movimento crescente per la canapa medica? I politici stanno cominciando a ricevere il messaggio. Ai tempi del referendum in California, il Procuratore Generale di allora era ferocemente contrario. Quando si è candidato a governatore, è stato sconfitto. Oggi l’attuale procuratore è favorevole. Di recente il governatore del New Mexico si è dichiarato a favore della legalizzazione della canapa alla pari dell’alcol, e ha ammesso di averla fumata. Piano piano anche i medici verranno allo scoperto e i cittadini si renderanno sempre più conto dell’utilità della canapa. E la repressione diventerà impopolare. Dunque la legalizzazione è all’orizzonte? Non nell’immediato, ma quando sarà accettato l’uso medico, certo il governo non sarà più così rigido con chi fuma. Oppure la legge di proibizione rimarrà sulla carta, ma non sarà più applicata. In 14 stati americani il sesso orale è ancora proibito, ma la legge è disattesa. Molti cittadini non sanno neppure che esiste.