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La ventilata proposta di legge sull’obiezione di coscienza rispetto alle vaccinazioni ha scatenato feroci polemiche e si è detto che essa rappresenta una minaccia per la salute collettiva. Questi timori sono del tutto infondati. L’associazione “Vaccinetwork”, grazie a ricerche bibliografiche sulle banche dati biomediche internazionali, può fornire dati che attestano l’assenza di rischi epidemiologici anche in presenza di una fetta della popolazione non vaccinata. Basta guardare alla situazione degli USA, dove negli anni tra l’80 e il ’90 era vaccinata contro la polio poco più della metà della popolazione infantile da 0 a 14 anni; né in quegli anni né in quelli successivi si sono avute epidemie (dati tratti da: Statistical Abstracts of the USA). Stesso dicasi per la difterite. E gli immigrati non rappresentano un rischio, come alcuni continuano ad affermare. A smentirlo è persino il dottor Marco Geddes, vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità e curatore del volume “La salute in Italia. Rapporto 1997”, dove il fenomeno migratorio che ha coinvolto l’Italia è definito “effetto migrante sano”. Tanto più che in altri Paesi dell’Europa Occidentale dove non vige l’obbligo vaccinale (ad esempio, Germania, Olanda, Inghilterra, etc.) la presenza di extracomunitari è assai superiore rispetto all’Italia e questo non crea problemi epidemiologici.

Quanto appare invece realistico è che le vaccinazioni contemplano, secondo la letteratura scientifica più aggiornata, rischi ed effetti collaterali dei quali i genitori non vengono messi a conoscenza. È ormai accertata scientificamente la correlazione tra vaccini, allergie e asma; ci sono numerosi studi che indicano alcuni vaccini come causa scatenante di patologie autoimmuni. Ecco un esempio riguardo al vaccino antiepatite B. È sempre più probabile una sua correlazione con la sclerosi multipla e nelle schede tecniche di due vaccini (Engerix B e Recombivax Hb), redatte dalle case farmaceutiche produttrici e inserite nel libro del farmaco USA (PDR), sono illustrati circa 80 effetti collaterali, tra cui sclerosi multipla, herpes, sindromi degenerative del sistema nervoso, sincope, etc.

Altro problema è quello della mancanza di studi con gruppi di controllo sui vaccini, indispensabili per l’utilizzo di qualsiasi farmaco. Così come mancano i test di cancerogenicità, gli studi longitudinali e seri studi post-somministrazione. Inoltre, la vaccinovigilanza è pressochè inesistente, tanto che il commissario della Food and Drug Administration, David Kessler, ha affermato che, con un sistema di segnalazione delle reazioni avverse come quello che esiste in Italia (sistema di sorveglianza passiva), gli effetti collaterali risultano sottostimati di circa il 90%.

* Presidentessa Associazione Vaccinetwork