Tempo di lettura: 3 minuti

La notizia ha fatto il giro dei media, decollando dalla questura di Trieste verso la cronaca nazionale. Il questore Francesco Zonno, in un vademecum per i suoi agenti impegnati in azioni antidroga sul territorio, invita a  occuparsi in primis di persone  “magre e con tatuaggi, anche senza o con pochi denti e con scarsa igiene orale” per verificare se hanno precedenti penali. Si potrebbe iscrivere la notizia in un qualsiasi stupidario istituzionale, con qualche apprensione civile per questa sorta di neo-lombrosismo “de noantri” che produce  e riproduce nel  senso comune  stigma, pregiudizio, accanimento contro i soliti noti (anche se: che dire di una modella anoressica che spende poco in cure dentistiche?). Invece, vale la pena spenderci qualche parola. Il vademecum è stato reso di pubblico dominio  da alcuni degli stessi poliziotti destinatari, che non si capacitavano, forse avendo del proprio mestiere un’immagine professionale  e comunque essendo dotati di senso del ridicolo. Vanno ringraziati, per questo, perché  non è usuale – e certo non solo per le forze dell’ordine,  pensiamo anche alle professioni sociali  e sanitarie – che un operatore consenta a un cittadino di conoscere qualcosa di quella selva di atti amministrativi, linee guida, manuali operativi,  opachi  e sottratti alla conoscenza e al  dibattito pubblico,  che pure poi ricadono sulle vite di tutti sotto forma di  pratiche di controllo e loro concrete conseguenze.
Dunque apprendiamo che Drugs on street,  il progetto governativo per  la sicurezza sulla strada e la prevenzione del consumo rischioso di droghe e alcool, nonché di controllo del territorio in materia di consumi  e spaccio di sostanze, ha una prassi fatta di simili indicazioni “metodologiche”, di così appropriati strumenti scientifici, di tale accezione di rispetto del cittadino.  Potremmo fermarci qui, sottolineando la dimensione insieme misera e criminalizzante del vademecum,  in un misto di grottesco e drammatico. Invece ci sono due o tre domande inquietanti che conviene porsi.
Primo, i controlli sulla “guida sicura”. Il vademecum da indicazioni su come i poliziotti – cui per la verità non sono richieste competenze mediche – possono accertare lo stato di alterazione del malcapitato cittadino, alla ricerca di “segni obiettivi senza indagine medica”:   chiedergli quanto fa 99 meno 3, quante sono due dozzine di uova e – attenzione! – fargli pronunciare “casa pane gatto” e chiedergli due minuti dopo se si ricorda le parole pronunciate.  Su questa base seguono accertamenti e quei provvedimenti  pecuniari, amministrativi e penali che non sono proprio bruscolini per la libertà individuale (a cominciare dalla patente, che nella vita serve). Ora, questa non è colpa del questore di Trieste ma della convulsa e spesso irragionevole legge nazionale, ma a lui va l’onore di averci spiegato meglio di cosa stiamo parlando.
Secondo:  l’operazione di controllo antidroga svolta a Trieste vademecum alla mano,  ha impegnato per una notte  otto volanti  e venti agenti, controllato sette bar. Esito: una contravvenzione a un barista e l’accompagnamento a casa di due minorenni beccate in un bar dopo le dieci di sera (ma perché, a Trieste c’è il coprifuoco per i minorenni, come in qualche cittadina Usa?). C’è un qualche rapporto tra risorse, costi e risultati?
Terzo:  dalla cronaca locale non  risultano consumi,  spacci, fermi –  nemmeno di un solo tatuato – o patenti ritirate  per alterazione e comportamenti rischiosi per sé e per gli altri. La sicurezza della guida e  dei cittadini ne ha avuto qualche vantaggio? Portare a casa due ragazze e setacciare i bar alla ricerca di  magri con i denti cariati è quello che i cittadini di Trieste vogliono per sentirsi sicuri?  Mentre i poliziotti si chiedono se sia loro compito accompagnare a casa ragazze che chiacchierano in un bar, l’unico  che pare non aver dubbi è il  parlamentare della Lega Nord Massimiliano Fedriga, che ci ricorda che “i vertici della Questura hanno correttamente applicato le disposizioni inserite nella normativa nazionale di prevenzione e pubblica sicurezza in materia di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti”. Appunto: pensare globalmente, agire localmente.