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Sta per aprirsi a Firenze un seminario internazionale di esperti sugli interventi circa i consumi di cocaina. Il seminario, che si terrà dal 20 al 22 giugno (intitolato Innovative cocaine and multidrug abuse prevention programme) fa parte di un più vasto progetto internazionale (New Approaches in Drug Policy and Interventions”-NADPI), che ha ricevuto il sostegno economico dell’Unione Europea.
L’azione è coordinata dall’associazione italiana Forum Droghe, che ha acquisito esperienza nel campo tramite due ricerche sui consumi di cocaina condotte in Toscana dal 2009 a oggi, in collaborazione con l’Università degli studi di Firenze, Dipartimento di Psicologia, e il Coordinamento Toscano Comunità di Accoglienza (CTCA), col sostegno della Regione Toscana.
Gli studi toscani hanno seguito un filone di ricerca sulla percezione del consumo “controllato”/ “incontrollato” di cocaina e stimolanti, già sviluppato in Europa, soprattutto in Olanda e Belgio, ma mai percorso in precedenza in Italia: cercando di cogliere la realtà dei consumi all’interno dell’esperienza di vita dei consumatori e dal punto di vista dei consumatori stessi. In tal modo si è potuto superare l’ottica tradizionale delle teorie dell’addiction, che partono dal fenomeno della dipendenza per interpretare a ritroso le differenti “carriere” di consumo (col rischio di appiattirle riconducendole tutte agli effetti chimici “additivi” delle droghe). Al contrario, dal punto di vista dei consumatori, emerge la categoria del “controllo”: l’insieme di “regole” informali che i consumatori si sforzano di applicare, per impedire che l’uso di droga comprometta le attività e gli impegni di vita che hanno per loro valore e significato. I soggetti intervistati di queste ricerche sono  consumatori con livelli discreti di integrazione sociale, che per la gran parte non hanno contatto coi servizi dipendenze.
Si è così potuto scoprire non solo che esiste una larga varietà di modelli di consumo, non tutti riconducibili alla dipendenza; ma anche che buona parte di questi consumatori “invisibili” attraversano periodi di consumo più intenso, a volte problematico, da cui in genere riescono a uscire “naturalmente”, senza ricorrere ai servizi, utilizzando proprie risorse e proprie “strategie” di regolazione per limitare i consumi.
Le ricerche toscane, insieme al consistente retroterra di ricerche internazionali, costituiscono la base per il lavoro europeo, coll’intento di collegare i risultati della ricerca ai modelli operativi nei servizi. L’idea non è certo quella di “patologizzare” qualsiasi modello di consumo, bensì il contrario:  capire se la conoscenza e la valorizzazione delle strategie di “controllo” adottate dai consumatori possano apportare innovazione nei modelli operativi dei servizi: arricchendo l’offerta con programmi “leggeri” di consulenza, atti a sostenere i meccanismi “naturali” di autoregolazione degli utenti.
In tal modo, il settore sociosanitario sulle droghe si allineerebbe al più moderno indirizzo psicosociale, puntando sulle risorse delle persone, invece di sottolinearne il deficit (la supposta “impotenza” a contrastare l’effetto additivo delle sostanze).
Lo sviluppo di modelli innovativi di intervento non si esaurisce nell’aspetto tecnico, ma comporta un importante risvolto sociale: dare valore al patrimonio di competenze dei consumatori stessi può apportare un cambiamento importante nell’immagine sociale di chi usa droghe, contrastando lo stigma del consumatore come “preda passiva” dell’effetto chimico delle sostanze. La prospettiva è di allargare a nuovi consumi l’ottica di riduzione del danno, con nuovi programmi non unicamente finalizzati all’astinenza.
(programma dell’evento di Firenze su www.fuoriluogo.it)