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Alla vigilia delle elezioni è stata diffusa una lettera del segretario Pier Luigi Bersani indirizzata alle Comunità Terapeutiche associate in “Comunitalia”, che accompagna le proposte del Partito Democratico per “un cambio di passo” nella politica sulle droghe.
E’ un documento molto articolato, che contiene affermazioni non generiche o rituali, ma affronta i nodi di scelte non fatte, che hanno pesato finora negativamente sul lavoro degli operatori dei servizi pubblici e del privato sociale. Bersani punta il dito contro le misure “inutilmente repressive se non controproducenti del duo Berlusconi/Giovanardi” e condanna l’inerzia di Andrea Riccardi, l’attuale ministro responsabile del governo tecnico.
Il primo dei dieci punti chiede l’immediata abrogazione della Fini-Giovanardi. E’ confortante leggere a firma di Bersani la denuncia della incostituzionalità della legge del 2006 e dell’impatto di quelle norme nel determinare il sovraffollamento carcerario: i dati citati confermano poi che in carcere entrano soprattutto consumatori o piccoli spacciatori, con un notevole peso, tra le sostanze, della cannabis. Vi è poi una vera e propria persecuzione verso chi coltiva marijuana per uso personale.
La riforma della legge antidroga è stata sostenuta anche da Vendola e Ferrero. E’ un buon risultato: il lavoro di approfondimento compiuto in questi sette anni sul carattere ideologico e antiscientifico della svolta repressiva con la pubblicazione di tre Libri Bianchi sulla legge antidroga e le sue conseguenze sul funzionamento della giustizia e sul carcere (condotto da associazioni come Forum Droghe, Antigone, Cnca), ha finalmente fatto breccia. Di recente, il Consiglio Superiore della Magistratura ha proposto l’adozione di un decreto legge di modifica della Fini-Giovanardi per superare il sovraffollamento carcerario, indicazione disattesa colpevolmente dalla ministra Severino.
Nelle settimane scorse il congresso di Magistratura Democratica ha varato una mozione finale che chiede la riforma della legge antidroga per superare l’illegalità delle nostre carceri, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo. Per mettersi in regola vi è un anno di tempo ed è importante che al possibile capo del nuovo governo non sfuggano i termini della questione.
Infine, vi è una critica dura al Dipartimento Antidroga per ”come è stato impostato da Giovanardi e dal suo braccio operativo Serpelloni”. C’è da augurarsi che questo passaggio significativo sia letto anche dal sindaco di Reggio Emilia Delrio, che come presidente dell’Anci aveva siglato alla vigilia di Natale un accordo proprio con Serpelloni per la costituzione di un Consorzio Etico (sic!) in ogni città per una “community contro le droghe”, secondo principi elaborati dal Dipartimento stesso e fondati su messaggi terroristici e antiscientifici per i giovani. E’ una gaffe imbarazzante.
Sembra dunque che il movimento sia riuscito a influire sull’agenda della politica. L’impegno continua con la raccolta di firme sulle tre leggi di iniziativa popolare su tortura, carcere e droghe.