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act-sede.jpgCi risiamo: ancora una volta l’Agenzia Capitolina per le Tossicodipendenze penalizza le cooperative storiche nell’affidamento dei servizi per le dipendenze da sostanze psicoattive. La storia si ripete dal Febbraio 2011, quando l’assessore alla famiglia con delega all’Act, Gianluigi De Palo, in seguito alle molte proteste ritira i bandi emessi a dicembre 2010 relativi al Nuovo Quadro dei Servizi Cittadino, salvo riemetterli pochi mesi dopo senza sostanziali differenze. Il risultato delle gare espletate coi criteri di questi bandi, nel febbraio 2012, è la cancellazione di tutte le realtà storiche che, in alcuni casi da più di venticinque anni, gestivano i servizi per le dipendenze: a vantaggio soprattutto di nuove associazioni con scarsa esperienza nel settore ma molto vicine all’area politica del sindaco Alemanno (cfr C. De Angelis, 29/2/2012 in questa rubrica). In marzo, in seguito alle proteste e ai ricorsi al Tar degli enti estromessi, l’Act è costretta a sospendere gli esiti delle gare, ad azzerare la commissione valutatrice, composta in modo irregolare, e a nominare nuove commissioni. Si arriva così al 5 ottobre scorso, quando escono le decisioni della nuova commissione: di nuovo le cooperative che fanno capo al Cnca del Lazio sono tagliate fuori. Alla cooperativa Il Cammino, particolarmente penalizzata nella prima tornata, viene assegnato un punteggio addirittura sotto i 60 punti (il minimo previsto per essere ritenuti adeguati a gestire uno qualsiasi dei servizi messi a bando). Perciò la cooperativa Il Cammino, quella che ha gestito per oltre venticinque anni il Centro Diurno Roma Nord e la Comunità per tossicodipendenti di Città della Pieve, quella che ha visto il proprio modello d’intervento riconosciuto e apprezzato dalla comunità scientifica, quella che dalla sua fondazione si è sempre occupata di dipendenze, proprio quella, è giudicata inadeguata.
Così come a marzo non era credibile che realtà con pluridecennale esperienza, tutte afferenti al Cnca del Lazio, non fossero all’altezza di gestire i servizi, può essere oggi plausibile che alla cooperativa Il Cammino siano attribuiti 56 punti, valore che impedisce l’inserimento in graduatoria per l’affidamento del servizio?  L’accesso agli atti – che, ancora una volta, abbiamo richiesto– potrà far luce non solo sui motivi di tale umiliante valutazione, ma forse anche sulle competenze e sull’esperienza pregressa in materia di dipendenze dei nostri severi giudici. Quanto alla proposta presentata da chi ha vinto la gara, dai documenti già in nostro possesso sappiamo che sono presenti vizi di forma tali da spingerci a presentare un nuovo ricorso al Tar.
Ancora: è accettabile che l’Act, a ridosso della scadenza del mandato dell’amministrazione capitolina e tanto più dopo un iter degli appalti così discutibile, dia in gestione la comunità per ben nove anni al Ceis di Roma, quando tutti gli altri servizi sociali della città vengono prorogati di mese in mese in attesa dell’approvazione del bilancio? Senza contare gli effetti devastanti della vicenda per gli utenti e per gli operatori dei servizi: i primi, costretti a vivere nell’incertezza e nel conflitto, i secondi, privati perfino del giusto riconoscimento del proprio bagaglio di capacità e di esperienza.