Torna all'indice

Qualche migliaio di anni fa...

Diffusasi spontaneamente nelle regioni asiatiche, la pianta di marijuana ottiene particolare attenzione in Cina - dove e' tuttora legalmente coltivata, lavorata ed esportata. Nominata per la prima volta nell'erbario pubblicato durante il regno dell'imperatore Shen Nung, 2737 a.C. - oltre 4500 anni fa - la cannabis viene consigliata per trattare casi di "disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale."

Il trattato medico Erh - Ya, compilato tra il 1200 e il 500 a.C., la chiama "Ta - Ma", grande pianta, raffigurandola con un'ideogramma composto da un uomo adulto (Ta) sopra una pianta da fibra (Ma), ad indicare la forte relazione simbiotica gia' allora esistente tra cannabis ed esseri umani. Verso il 200 a.C. Hua - T'o parla delle sue notevoli virtu' analgesiche per operazioni chirurgiche e nel IV - V secolo a.C. i contadini la usano per pagare le tasse al Governo centrale. Intorno al 100 a.C. inizia la produzione di carta a base di hemp e negli archivi di Tung - kuan (28 d.C.) si legge che la cannabis veniva usata come cibo in tempi di carestia.

Anche in India la pianta conosce larga diffusione ed uso, per cerimonie sacre, nelle pratiche meditative e in medicina: se ne consiglia l'uso nei casi d'insonnia, febbre, dissenteria, malattie veneree. In particolare, gli inni sacri indiani (Atharva Veda, Rig - Veda e Susruta, 1400 - 1000 a.C.) parlano diffusamente di una sostanza usata nelle cerimonie religiose e meditative, chiamata 'soma'. Gli effetti descritti - allucinazioni, espansione delle percezioni, rilassamento generale - lasciano ragionevolmente supporre che si tratti proprio di cannabis, o almeno che essa doveva costituirne uno dei componenti principali. Gli scritti sanscriti raccontano perfino di un'origine mitologica. Si racconta che essa venne prodotta in forma di nettare mentre gli dei agitavano le acque con il monte Mandara e che diventasse la bevanda preferita da Indra, re degli dei, con il nome di 'Vijaya'. Mosso da compassione per la razza umana, Indra decise poi d'inviarla sulla terra, cosi' da far provare euforia, perdita della paura ed eccitazione sessuale anche agli esseri umani. Ancor oggi nei villaggi e citta' dell'India, nell'ultima giornata della festivita' hindu del Durga Pooja, dopo aver gettato le statue degli dei nell'acqua, ogni padrone di casa offre agli ospiti una tazza di bhang (tipico infuso di foglie e steli di cannabis) ed un piatto di carne dolce in segno di cortesia. L'uso della pianta per fibra, olio e cibo era comunque diffuso in ogni casta, soprattutto nelle regioni del nord - ovest e nel Bihar, ai confini con Nepal e Pakistan.

Tra il II e il I secolo a. C. le ripetute migrazioni delle tribu' nomadi dell'Asia Centrale ne favorirono la diffusione nel bacino del Mediterraneo e oltre le montagne del Caucaso, fino all' Europa occidentale e al Medio Oriente. Furono soprattutto gli Sciiti, seguaci della sci''a (il partito di Ali') e fondatori della confessione ufficiale dell'Islam, a conoscerne ed apprezzarne le molte proprieta'. Oltre a tracce di diffuse coltivazioni [ancor oggi il falcetto usato per la raccolta del grano viene chiamato in inglese schyte], ci resta la testimonianza dello storico greco Erodoto (circa 484 - 425 a.C.). Descrivendo i rituali funerari, egli scrive che "....foglie secche di cannabis venivano gettate su braci ardenti, provocando ampie nuvole intossicanti." La scoperta e' stata poi confermata da M.I. Artamonov, in che descrive nei dettagli i ritrovamenti di tombe sciite nei monti siberiani ai confini con la Mongolia (Scientific American, maggio1965).

I Frigi, popolazione della Turchia occidentale che domino' gran parte dell'Asia Minore tra l'VIII e il VII secolo a.C., la usavano per farne tessuti: lo testimoniano i resti ritrovati nei pressi di Ankara, nei tumuli funerari di Gordion.

Sia gli Esseni (antichi abitanti d'Israele) che gli Egiziani iniziarono a farne ampio uso in medicina e in cerimonie religiose, seguendo le pratiche dei persiani seguaci di Zoroastro (VII - IV secolo a. C.). Ed i Sufi, sacerdoti mistici dell'Islam, hanno ereditato l'uso rituale della pianta dalle tradizioni zoroastriane sopravvisute alle conquiste musulmane.

Dall'Egitto la pianta inizio' poi la conquista dell'Africa, nelle cui regioni centro - meridionali ebbe grande diffusione soprattutto per le sue qualita' terapeutiche: per Pigmei, Zulu' e Ottentotti divenne un'indispensabile medicamento in casi di crampi, epilessia, gotta.

L'archeologo Hermann von Wissman (1853 - 1905) in una sua relazione del 1888 ce ne descrive gli usi presso i Balouba, tribu' Bantu' del Congo belga: riti e incontri tribali, feste e trattati di alleanza venivano regolarmente ricordati fumando haschisch e/o foglie di cannabis in pubblico.

Presso gli stessi Bantu' erano molto diffusi i culti Dagga: la cannabis era sostanza sacra e soltanto a sacerdoti e uomini di saggezza ne era concesso l'uso. Sono ancora molte le tribu' del centro Africa che continuano ad usarla ancor oggi, in particolare contro i morsi dei serpenti e per aiutare le partorienti.

Proprio in caso di parti difficili la cannabis veniva usata in Isreale: lo confermano le analisi compiute da ricercatori locali sulle erbe carbonizzate rinvenute nel 1990 all'interno di una tomba presso Gerusalemme risalente al 1600 a.C. I dati definitivi, pubblicati recentemente su Nature e ripresi dalle agenzie - stampa di tutto il mondo, dicono che ".....tracce di Cannabis Indica sono state accertate tra i 6,97 grammi dei resti delle erbe carbonizzate rinvenute nella tomba."

Passando all'Europa, nel 1896 l'archeologo tedesco Hermann Busse scopri' a Wilmersdorf (Brandeburgo) alcune urne funerarie contenenti resti di cannabis risalenti al quinto secolo a.C.

Altre fonti hanno stabilito che nello stesso periodo nella zona dell'attuale Norvegia si inizio' a coltivarla per fibra, e lo stesso accadde in Svezia (150 d.C.), Germania ed Inghilterra (400 d.C.).

Pausania di Magnesia, storico e geografo greco del II secolo a.C. menziona la cannabis tra le varie piante coltivate a scopo tessile nell' Elide (Peloponneso). Il medico Galeno intorno all'anno 175 ne esalto' le virtu' terapeutiche, suggerendo d'offrirla agli ospiti prima del banchetto per "produrre gioia e felicita'".

Alcune fonti storiche tuttavia fanno risalire all'800 a. C. l'uso della pianta in Grecia: pare che la bevanda indicata da Omero nell'Odissea con il nome di 'nephente' fosse in realta' hashish. L'ipotesi e' avvalorata dal termine stesso ('ne', negativo e 'phente', ansieta') e dalla testimonianza dello storico Diodoro Siculo (circa 90 - 20 a.C.) che descrisse l'uso di una droga da parte delle donne di Tebe (antica citta' greca alleata di Sparta contro Atene) molto efficace per "cancellare ogni ansieta'."

Molto prima dell'Impero Romano, la cannabis era largamente coltivata ed usata nell'isola britannica, particolarmente dalle tribu' dei Celti e dei Pitti. Quest'ultimi provenivano dalle terre sciite e s'insediarono nell'attuale Scozia verso il IV secolo a.C.: pipe di vario tipo e dimensione sono state ritrovate in gran numero in questa regione. Purtroppo le tracce storiche di tali popolazioni sono state cancellate, e con esse ogni reperto riguardo le loro usanze. I monaci incaricati di stilare gli annali della storia ufficiale a partire dal 400 d.C., subito dopo la fine dell'Impero Romano, decisero di cancellare l'esistenza di Celti e Pitti, a causa dei loro culti e riti 'pagani', della fiera resistenza contro Anglo - Sassoni e Romani, e per la chiara discendenza matri - lineare.

Nell'Antica Roma, Dioscoride, medico di Nerone, ci ha lasciato diversi scritti sugli usi medici della cannabis: il suo codice Anicia Juliana (512 d.C.) riporta il primo disegno botanico della pianta. E Plinio il Vecchio (23 - 79 d. C.), oltre a consigliarne l'uso per curare emicarania e costipazione, riportava che vele e cordame delle galee romane erano interamente fatte di canapa.

A tale proposito, e' qui il caso di ricordare come la cannabis costituisse il 90% della tela delle vele, a partire dal dal quinto secolo a.C. e fino all'invenzione dei battelli a vapore della meta' del XIX secolo. Anche tutto il cordame necessario alla navigazione e le reti per la pesca erano ottenute dalla medesima fibra. Lo stesso accadeva per le mappe navali fino ai primi del novecento - la carta di canapa durava 50 - 100 volte piu' a lungo di quella a base di papiro.

E ancora, l'80% dei tessuti usati dall'umanita' per vestiti, tende, tappeti, tovaglie, bandiere e quant'altro erano costuititi da fibre di canapa - fino ai primi dell'ottocento negli Stati Uniti e fino all'inizio del XX secolo nel resto del mondo. Le edizioni del 1893 e 1910 dell'Enciclopedia Britannica riportano che almeno meta' di tutto quel che veniva classificato come lino venisse in realta' dalla pianta della cannabis. Per centinaia (e forse anche migliaia) di anni e fino al 1830, i migliori 'lini' irlandesi ed i fini vestiti italiani venivano in gran parte tessuti con canapa. A questo scopo, la cannabis era ampiamante coltivata in Russia, Italia, Yugoslavia e Inghilterra - dove raggiunse la massima diffusione intorno all'anno mille. E mano a mano si diffuse anche la tecnica di estrazione dell'olio dai semi (ottenuto in percentuali dal 20 al 30%) per illuminazione e per fare sapone, mentre i residui venivano proficuamente impiegati come fertilizzante.


BREVE STORIA DELLA CANNABIS
Autore: Bernardo Parrella

Pagina precedente Pagina successiva