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Martedì 30 novembre 1999
LA STAMPA

Il premier in visita in Olanda parla ai giornalisti di droga: «Si potrebbe avere una posizione più tollerante»
D'Alema: vorrei meno proibizionismo
«Opinione personale, in Italia non c'è la mentalità»


Francesco Grignetti
ROMA
«Personalmente vorrei meno proibizionismo». Massimo D'Alema usa qualche cautela, ma il messaggio è chiaro: dipendesse solo da lui, liberalizzerebbe le droghe leggere. «Ma non è una proposta ufficiale, anche perché in Italia non c'è la mentalità», precisa il premier dall'Olanda, dove si trova in visita e dove il tema delle droghe è di estrema attualità.
D'Alema - che ieri aveva appena siglato assieme a Wim Kok, primo ministro olandese un accordo bilaterale per combattere l'ecstasy, lo spauracchio delle nuove droghe - viene incalzato da giornalisti dei Paesi Bassi sull'argomento. Lei è d'accordo su una parziale legalizzazione? Risposta: «La mia opinione personale è che si potrebbe avere una posizione più tollerante, distinguendo nella legislazione tra le droghe che producono in forma più grave dipendenza e danni alla salute e quelle che non producono questi medesimi effetti».
In Italia, però, la battaglia antiproibizionista è sempre stata di pochi. Al contrario, le battaglie per inasprire la legislazione hanno sempre incontrato il favore del mondo politico. E infatti D'Alema spiega agli olandsi: «Io non sto proponendo una legislazione più tollerante per l'Italia. Ma non ho nemmeno critiche da fare alla politica di Amsterdam sulla droga». Il presidente del consiglio si limita a sottolineare che «in Italia abbiamo sperimentato una politica duramente proibizionista che non ha dato risultati positivi».
Non è ancora giunto il tempo di importare la liberalizzazione olandese in Italia. «Sono convinto che non ci siano le condizioni per legalizzare le drogge leggere. Non appartiene alla possibilità e alla mentalità del nostro paese». Però c'è una piccola ipocrisia da disvelare. Di fatto il consumo di droga in Italia è già liberalizzato. Anche se non si può dire. «C'è ora una maggiore tolleranza verso i consumatori che non vengono sostanzialmente puniti dalla legge - avverte D'Alema - è una situazione flessibile in cui si sperimentano le strategie e io più che criticare, voglio studiare l'esperienza olandese per capire se dà risultati positivi. Del resto in questo campo procediamo tutti sperimentalmente».
L'ecstasy, comunque, non va considerata una droga leggera. Anzi. E così Italia e Olanda si impegneranno in una battaglia comune per fermare le pasticche che viaggiano nelle discoteche e che hanno iniziato a uccidere. «La strada - spiega D'Alema - è stabilire una cooperazione a livello di polizia e magistratura. Qui in Olanda l'ecstasy è diffusa e la lotta a questa droga ha avuto buoni risultati, tant'è che in due anni sono state sequestrate 10 milioni di pasticche».
Ma non è una novità che D'Alema la pensi così. A parte i trascorsi giovanili, quando era segretario della Fgci e provò invano a portare il partito su posizioni antiproibizioniste, l'aveva già detto nel novembre del 1996 che avrebbe liberalizzato volentieri hashish e marijuana. All'epoca D'Alema era il segretario del pds, a palazzo Chigi c'era Romano Prodi, Giorgio Napolitano guidava il Viminale. Si scatenò un mezzo finimondo. Sia l'Ulivo che il Polo si spaccarono. Napolitano intervenne seccamente: «Non mi convince e non mi ha convinto». E non se ne parlò più. Anche se il pds provò in qualche occasione a riparlarne. Nel febbraio '97 il congresso terminò con un ordine del giorno antiproibizionista. D'Alema si mostrò nuovamente possibilista nel '98 dopo che il procuratore generale Zucconi Galli Fonseca chiedeva la fine del proibizionismo.



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