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Giovedì 25 Febbraio 1999
LA STAMPA



Eroina, ecstasy, ma anche caffè e alcol
un prete scomodo sulle vie della droga

Q UANDO il nostro pulmino percorre le strade di Genova nelle zone a rischio (droga e prostituzione) ci portiamo dietro, col materiale informativo, profilattici e siringhe. A nostro modo siamo Chiesa anche noi. Noi poveri che distribuiamo preservativi per evitare altre sofferenze e altre morti". Don Andrea Gallo, prete scomodo da più di trent'anni (l'arcivescovo Siri tentò di esiliarlo alla Capraia) conferma la sua vocazione alla lotta in questo libro, L'inganno droga , pubblicato significativamente dalla cooperativa "Sensibili alle foglie" in cui lavoro Renato Curcio. Don Gallo considera coautori gli appartenenti alla Comunità di San Benedetto al Porto da lui fondata nel 1975: "Chiunque ne abbia varcato la soglia, donne, uomini, preti, religiosi, omosessuali, transessuali, cattolici, ebrei, musulmani, buddhisti, atei".
Non è il racconto di esperienze vissute nella piccola Parrocchia, ma il loro riflesso in un libro che è fortemente permeato di amore evangelico verso i deboli di ogni tipo e caratterizzato dall'impetuosa condanna della politica proibizionista. Dice Don Gallo: "Ai consumatori di droghe illegali offre soltanto la scelta tra comunità terapeutica e carcere, in ogni caso emarginandoli". L'inganno, sostiene, sta anzitutto nella distinzione tra sostanze "leggere" e "pesanti", Cannabis ed eroina. Chi fa uso delle seconde viene criminalizzato mentre si favorisce la corsa agli psicofarmaci (62 milioni di confezioni di ansiolitici vendute nel 1997) e si fa pubblicità a droghe come il caffè e gli alcolici. Nel quadro fatto dall'autore il medico assume il ruolo del nuovo esorcista-inquisitore.
La parte dichiaratamente socio-politica del libro riguarda la condizione dei giovani oggi, indotti al consumismo e all'esibizione, fino al "rave party", quando si sentono esclusi, privi di prospettive, e cercano di anestetizzare l'angoscia con l'"ecstasy". Chi ha il potere tende a stigmatizzare e punire, non a cercare le cause dei fenomeni di devianza e studiare come prevenirli. A queste denunce e tesi Don Gallo fa seguire le sue proposte pedagogiche. Sono fondate sul motto "Educare e curare, non proibire", sul rispetto del tossicodipendente come persona da capire e aiutare. Un no secco alle Comunità terapeutiche che adottano sistemi coercitivi; preferite quelle che offrono amicizia e sostegno senza demolire psicologicamente.
Il libro suscita perplessità e dissensi nel lettore che non condivide la strategia della legalizzazione delle droghe (da non confondere con la liberalizzazione), mancando risposte alla domanda di tanti suoi effetti: farà automaticamente diminuire, se non sparire, il ricorso alle droghe? Altre perplessità sono motivate da affermazioni perentorie come "l'assunzione di oppiacei e loro sostituti è compatibile con la sopravvivenza e una vita socialmente integrata", "la dipendenza da cocaina riguarda un'esigua minoranza", "il 50 per cento dei tossicodipendenti da eroina interrompe uso e abuso nel giro di tre-cinque anni". Rilevazioni statistiche sicure sembrano difficili in un mondo che, proprio in quanto criminalizzato, tende a nascondersi.

Mario Fazio




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