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Martedì 23 Marzo 1999



LETTERE AL GIORNALE


Il rifiuto a priori di una terapia benefica

Leggo, sul giornale del 19 marzo, l'intervista al prof. Enzo Chiesara, docente di Farmacologia e Tossicologia dell'università di Milano, relativa al rapporto del National Academy of Sciences di Washington sugli usi terapeutici dei derivati della cannabis.

Rimango veramente meravigliato dalla quantità di inesattezze e di pregiudizi che traspaiono dalle dichiarazioni del prof. Chiesara, immeritatamente presentato come un "esperto" della materia. Per sua stessa ammissione il professore non ha letto il rapporto in questione e sembra pertanto giudicare sulla base di preconcette categorie ideologiche piuttosto che di obiettivi dati di fatto scientifici.

Il rapporto in questione, frutto di mesi di attento e approfondito lavoro di undici esperti governativi Usa, è imparzialmente arrivato alla conclusione che vi sono oramai evidenze scientifiche sufficienti per raccomandare la sperimentazione clinica dei derivati della cannabis in ambiti quali la terapia del dolore cronico, il trattamento sintomatologio di nausea e vomito, nella terapia dei tumori, la stimolazione dell'appetito negli ammalati di Aids, epatite cronica, etc.

A tali conclusioni la commissione arriva sulla base non già di "esperienze aneddotiche" (quali quelle che Chiesara cita, accostandole, con una certa sufficienza, alla "terapia Di Bella") ma sulla base di studi clinici rigorosi che hanno convinto, già da alcuni anni, la rigorosissima Food and Drug Administration a registrare ufficialmente il tetraidrocannabinolo (Thc) nella farmacopea ufficiale.

Sono infine in corso, e l'intervistatore giustamente lo fa presente, studi per mettere a punto preparati assumibili per via inalatoria. La risposta del prof. Chiesara al riguardo ("Gli inalatori li impiegherei per disassuefare chi assume marijuana") lascia davvero sbigottiti, rivelando appieno il rifiuto pregiudiziale di ogni punto di vista scientifico sull'argomento, coniugato a, ci dispiace doverlo sottolineare, una certa ignoranza in materia: non esiste infatti in tutta la letteratura scientifica alcuna dimostrazione del fatto che la cannabis dia assuefazione, ci sono di contro numerosissime evidenze che dimostrano il contrario.

L'atteggiamento di rifiuto pregiudiziale nei confronti di una terapia potenzialmente benefica per milioni di pazienti affetti da malattie incurabili ci sembra una cosa particolarmente biasimevole.

A chi fosse interessato ad un approfondimento dell'argomento suggeriamo la lettura integrale del rapporto della commissione della National Academy of Sciences (http://www.nap.edu/), nonchè di una pagina Web sugli usi terapeutici dei derivati della cannabis (http://www.geocities.com/ TheTropics/Shores/1244/ terapia.htm) che contiene anche una completa bibliografia "online". Siamo convinti che anche il prof. Chiesara, se avrà la bontà di dedicare un po' di tempo alla lettura di tali documenti, muterà il suo atteggiamento.

Dott. Salvatore Grasso



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