Giovedì 4 marzo 1999 |
di PAOLA OREFICE
ROMA - Sembrava cosa fatta. Tanto che
il relatore Luigi Follieri del Ppi aveva tirato un sospiro
di sollievo. Ma dopo circa un anno dall'approvazione nella
commissione Giustizia del Senato della depenalizzazione dei
reati minori, con l'appoggio anche di Forza Italia, lo
spinello di gruppo ribalta gli equilibri raggiunti a
maggio del '98, trasformandosi in una grana non
indifferente per la maggioranza. Già da martedì il Popolare
Follieri era certo che in aula la maggioranza si sarebbe
spaccata. D'altra parte sull'uso di droghe leggere già in
commissione c'erano forti incertezze. Così ieri mattina ha
proposto, su suggerimento del capogruppo Popolare Leopoldo
Elia, lo stralcio dello spinello di gruppo dal disegno di
legge che depenalizza i reati minori. Passare la canna a
un amico durante una fumata collettiva resta così per ora,
insieme alla coltivazione della marijuana e dell'hashish
per uso personale, un reato penale.
Il rinvio ha fatto
scoppiare il putiferio. E anche con maggior irruenza di
quanto previsto. L'opposizione quasi compatta (a parte
l'azzurra Scopelliti, pochi altri senatori di Forza Italia
e il radicale Pietro Milio), ha votato con il Ppi, l'Udr e
alcuni Ds lo stralcio della legge. Contro cossuttiani,
verdi e sinistra Ds.
Comunque il sottosegretario alla
Giustizia, il verde Franco Corleone intende correre al più
presto ai ripari. E annuncia che il ministro Diliberto
proporrà un testo di legge per la depenalizzazione delle
droghe leggere. «Una proposta di legge che recepisca i
risultati della conferenza di Napoli - spiega Corleone
interpellato dall'Ansa - verrà presentata dal ministro
Diliberto, che nei prossimi giorni avvierà un confronto su
questi temi con il ministro della solidarietà sociale Livia
Turco. I temi che dovranno essere chiariti, e depenalizzati
sono quelli del consumo di gruppo e della coltivazione
domestica. E inoltre bisogna precisare meglio i limiti
della detenzione per uso personale, che è già
depenalizzata».
Intanto però fioccano le proteste.
D'Alema e il suo governo come «Quinto Fabio Massimo, il
temporeggiatore», tuona Milio. Mentre il capogruppo verde
Maurizio Pieroni annuncia, sull'esempio di Pannella, una
spinellata a palazzo Madama nel salone del gruppo. Una vera
e propria provocazione nei confronti di tutti quei senatori
che, a suo dire, hanno votato al buio: «Saranno invitati
alla giornata di libero consumo in modo che in futuro
possano decidere a ragion veduta». Insomma un vero e
proprio «servizio didattico».
E' «una scelta
affossatoria», accusa la diessina Ersilia Salvato,
ricordando che un anno fa l'allora Guardasigilli, Flick
annunciò un disegno di legge governativo che ora «giace
abbandonato in qualche cassetto di via Arenula». E'
amareggiata la diessina Gloria Buffo: «La sinistra nel suo
complesso dovrebbe distinguersi per impostazione, coerenza,
efficacia. Quando non lo fa rinuncia alla propria ragion
d'essere». Quindi ricorda che alla conferenza governativa
di Napoli «più di un ministro si prese l'impegno solenne di
varare una nuova legge sulla droga».
Certo l'opposizione
applaude. Maurizio Gasparri di Alleanza nazionale spera che
la depenalizzazione delle droghe leggere «venga
definitivamente accantonata, perchè se fosse stata varata
una norma del genere qualsiasi spacciatore avrebbe potuto
sfuggire ai rigori della legge affermando che non vendeva
droga, ma si accingeva a cedere gratuitamente ad un amico
una sostanza stupefacente». Riccardo Pedrizzi di An rileva
che «lo stralcio certifica la frantumazione della
maggioranza: auspichiamo faccia da viatico
all'accantonamento di una norma scellerata. L'alleanza di
governo per tenere insieme i cocci e tirare a campare ha
pensato bene di togliere di mezzo una vera e propria bomba
pronta ad esplodere».
In contrapposizione fra loro le
dichiarazioni di due sacerdoti impegnati nelle comunità
come don Oreste Benzi, dell'associazione Papa Giovanni
XXIII, e don Luigi Ciotti. «Siamo convinti che la
distinzione tra droghe leggere e pesanti è una bugia. La
droga è sempre dannosa perchè destruttura la personalità»,
sostiene don Benzi. Ribatte don Ciotti: «Scegliere la
scorciatoia della punizione è una resa di fronte alla
fatica e alla responsabilità dell'educare. E' una implicita
e drammatica dichiarazione di fallimento».