- ANNA PIZZO - MESTRE
U n piccolo fatto politico, il convegno "L'Europa della riduzione del danno" promosso da Forum droghe lo ha creato. E non solo perché ha mostrato che l'Europa si rafforza solo se sa costruirsi un suo volto sociale. Ma anche perché ieri, in conclusione, il ministro italiano di grazia e giustizia Oliviero Diliberto ha inviato un messaggio nel quale ha sottolineato come "la risposta dello Stato ma più in generale di un'intera società non può essere quella puramente repressiva e proibizionista".
A sottolineare la sua volontà di rompere un tabù, anche il suo diretto riferimento alle "numerose iniziative europee sulla riduzione del danno" che, a suo giudizio, "lasciano chiaramente intendere che questa è la via maestra per restringere aree purtroppo ancora molto rilevanti di marginalità".
Si riferisce in particolare al carcere, il ministro della giustizia che, infatti, ha ricordato come dei cinquantamila detenuti italiani, ben quindicimila sono tossicodipendenti. Dunque, è sempre in un confronto europeo che l'Italia segna il passo. Paese, il nostro, che a differenza di molti - Germania, Svizzera, Olanda, Grecia - non è in grado di fare quel passo in più verso una riduzione del danno che si confronta pragmaticamente con la divagante marginalità e decide di intervenire con un qualche coraggio.
Anche la sottosegretaria italiana alla sanità, Monica Bettoni, ha sottolineato la validità delle "tante positive esperienze innovative locali maturate in Europa".
Ma i tabù, si sa, si difendono con i totem. E ieri il solito Gasparri (An) si è incaricato di erigere la solita barricata tuonando contro il convegno di Venezia che, ha detto, "ripropone ricette vetuste" "è la solita assemblea farsa che non ha alcuna rappresentatività democratica", "è una pagliacciata organizzata da quel buffone di Cacciari e dai suoi manutengoli".
Dunque, il combinato disposto delle "frange antiproibizioniste" contrapposte ai Gasparri porterà per l'ennesima volta ad un risultato molto vicino allo zero? Le 2-300 persone presenti al convegno - operatori pubblici e del privato sociale, medici, magistrati, psicologi, giovani dei centri sociali, rappresentanti politici locali - dicono di no.
A tenere il filo teso di questa miriade di grandi e piccole esperienze internazionali ma anche italiane Forum droghe ha incaricato Cecilia D'Elia, nuova presidente.
Dalla via aperta in Europa da chi ha voluto o potuto fare da battistrada non si torna indietro. Ma come andare avanti? Il sottosegretario alla giustizia Franco Corleone che pure sottolinea come quella italiana sia la legge più avanzata d'Europa, parte dal carcere come ha voluto fare anche la Cgil presentando al convegno un dossier fitto di cifre. Forse va in porto entro un paio di settimane la legge sulla incompatibilità fra carcere ed Aids, ha annunciato Corleone. Che però ha sottolineato come dei quindicimila tossicodipendenti oggi in carcere, almeno la metà ci sono finiti solamente per violazione dell'articolo 33, tutti assimilati cioè nella categoria degli spacciatori.
Corollario, la testimonianza di numerosi operatori che hanno denunciato come molti dei ragazzi fermati in auto vengano sottoposti ad analisi anche per il metadone che fa scattare il ritiro della patente. Conclusione: molti ragazzi sono a metadone proprio perché non vogliono più farsi di eroina. Ma per la nostra giustizia sono tutti drogati a cui vanno quindi negati una vita normale, un lavoro, i diritti basilari.
Il ministro della solidarietà sociale, Livia Turco, ha difeso la politica dei piccoli passi, polemizzando con il collega Diliberto colpevole, a suo dire, di non intervenire tempestivamente sulla legge droghe per quel che concerne la carcerazione. Ha però aggiunto che non c'è bisogno di cambiare la legge 309, basta applicarla: "la legge prevede - ha sottolineato Turco - una parte punitiva ma anche una parte solidale".
Anche in Germania molto si muove, lo ha detto il sottosegretario alla sanità Jordan che ha pacatamente illustrato l'attuale situazione del suo paese confrontandola col recente passato: "finora l'approccio è stato solo repressivo e ideologico. Ma in sedici anni di governo Kohl il numero dei consumatori si era triplicato. Ora abbiamo deciso di invertire la rotta".
Oltre alla distribuzione di metadone e codeina, la Germania ha imboccato la strada delle sperimentazioni e cioè della riduzione del danno nella sua più ampia accezione: centri dove è possibile farsi un buco "pulito", con siringhe sterili e sostegno medico già aperti a Francoforte, Amburgo e Hannover.
Somministrazione controllata di eroina sul modello svizzero che verrà avviata tra breve. "Dunque - ha concluso il sottosegretario tedesco - è semplicemente paradossale che molti dei nostri giovani attraversino il confine per poter fumare hashish e marijuana in Olanda, ma poi, quando tornano indietro con un po' di erba, finiscano in carcere".