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  Anno IV     12 gennaio 1999  
LOTTA ALLA DROGA
Il proibizionismo è razzista

Negli Stati Uniti la politica proibizionista ha portato a un aumento delle malattie sociali legate all'uso di droghe. Soprattutto tra la popolazione afroamericana. E' quanto emerge da una ricerca condotta dall'epidemiologo ed esperto in medicina sociale Ernest Drucker pubblicata sul Public Health Reports. Negli ultimi 25 anni, afferma lo studioso, l'intensificarsi della guerra alle droghe ha prodotto un leggero declino nell'uso degli stupefacenti ma anche un notevole incremento dei ricoveri d'urgenza correlati all'uso di cocaina ed eroina e delle morti per overdose. E questo, in particolare, tra gli afroamericani, nonostante l'assunzione di droghe sia altrettanto diffusa tra bianchi e ispanici. Analizzando i dati governativi, Drucker ha rilevato che i neri finiscono al pronto soccorso 7,5 volte più spesso dei bianchi e che hanno una probabilità di morire per overdose più che tripla. Inoltre, gli afroamericani sono arrestati per reati connessi alle droghe quattro volte più dei bianchi, subendo così una maggiore esposizione alla violenza, alle malattie infettive e a comportamenti dannosi per la salute. "Certamente le droghe fanno male - conclude lo studioso - ma l'ineguale applicazione delle leggi proibizioniste è ugualmente dannosa". (d.c.)