Torna alla pagina precedente Cannabis: miti e realtà Pagina successiva

MITO: La cannabis danneggia la memoria

REALTA': Non vi è alcuna evidenza scientifica che l'uso, anche prolungato, di derivati della cannabis alteri stabilmente le capacità mnemoniche. Esistono studi che dimostrano che l'intossicazione acuta da cannabinoidi influenza negativamente la memoria a breve termine. In altre parole chi è sotto l'effetto della cannabis ha una ridotta capacità di memorizzare le cose. Tale effetto è soltanto transitorio.


Le radici del mito che i derivati della cannabis danneggino la memoria sono da rintracciare in alcuni studi, risalenti agli anni '70, che hanno valutato l'effetto della intossicazione acuta della cannabis sulla capacità di memorizzare nuove informazioni.
Tali studi si basavano sul confronto tra due gruppi, uno di soggetti che avevano da poco assunto marijuana e l'altro di soggetti di controllo "sobri", cui venivano sottoposte batterie di test mnemonici (p.es elenchi di nomi di oggetti, ovvero sequenze di immagini, etc). Risultava che i soggetti sotto l'effetto della marijuana avevano maggiori difficoltà dei "sobri" nel "rievocare" il contenuto dei test sottopostigli.
Tutti gli studi concordavano comunque nel dimostrare che la marijuana non presentava alcun effetto circa il richiamo di informazioni memorizzate precedentemente al test, e la riduzione della capacità di memorizzare svaniva una volta cessato l'effetto della sostanza.

Non sono invece mai stati dimostrati effetti negativi dell'uso di marijuana, anche protratto, sulla memoria a lungo termine.
Esistono anzi numerosi studi effettuati, negli anni '80 e '90, su consumatori abituali e su gruppi di controllo di non fumatori, che hanno escluso l'esistenza di significative differenze nelle capacità mnemoniche.

Il più recente di tali studi, condotto da ricercatori del John Hopkins Hospital di Baltimora (USA), ha coinvolto una popolazione di 1318 soggetti, suddivisi in tre gruppi: consumatori abituali, consumatori occasionali e non consumatori. Tali soggetti sono stati sottoposti periodicamente, in un arco di tempo di circa 15 anni, a test per la valutazione delle capacità cognitive.
A conclusione dello studio i ricercatori hanno escluso l'esistenza di differenze tra i tre gruppi testati: i consumatori abituali mostravano, nel corso degli anni, una riduzione progressiva delle capacità di memorizzazione, ma questa era assolutamente sovrapponibile a quella dei non consumatori, ed era spiegabile sulla base del normale processo di invecchiamento del cervello.

Torna alla pagina precedente Cannabis: miti e realtà Pagina successiva