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Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) non condivide il modo in cui si è arrivati al varo dell’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro per detenuti ed ex detenuti – voluta dal ministro della Giustizia Angelino Alfano e dal capo del Dap Franco Ionta – né il modello con cui dovrebbe operare tale agenzia.

Mentre la legge finanziaria prevede tagli feroci alle Regioni e agli Enti locali, e dunque ai servizi per i cittadini, e colpisce settori cruciali per il benessere collettivo come la sanità e l’istruzione, il Governo stanzia sì 4,8 milioni di euro per il reinserimento lavoro dei detenuti – questione su cui il CNCA chiede da anni investimenti seri – affidandoli però a un ente capofila pressoché sconosciuto nel mondo carcerario.

Con questo stanziamento si raschia il fondo del barile della Cassa Ammende, dopo averla dissanguata per la costruzione di nuove carceri. Soldi pubblici “affidati” ai costruttori prima e, oggi, a un ente quasi senza esperienza nel settore, scelto in assenza di criteri di selezione. Aver dichiarato lo “stato di emergenza” delle carceri, consente infatti al Governo di aggirare tutte le procedure in materia di appalti pubblici, che diventano invece meri “affidamenti”.

Inoltre, la scelta delle cinque regioni nelle quali i fondi verranno spesi (anche qui senza rendere noti i criteri di selezione) provocherà, presumibilmente, una vera e propria guerra nella popolazione detenuta per raggiungere le regioni… fortunate e potrebbe innescare gravi episodi di corruzione per ottenere gli agognati trasferimenti.

Sorprendono, poi, i numeri altisonanti degli ipotetici beneficiari dell’iniziativa, detenuti ed ex detenuti intruppati in percorsi omologanti improbabili, come un minimo di competenza avrebbe dovuto suggerire. Infatti, le agenzie territoriali che da molti anni lavorano “a cavallo del muro di cinta” dei penitenziari italiani sanno benissimo che il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute richiede programmi individualizzati e percorsi faticosi, nonché reti di sostegno territoriali esperte e rispettose delle storie delle persone, pena il fallimento completo e la dissipazione delle risorse pubbliche.

Ma si è preferito tenere fuori dal progetto quasi tutte le agenzie più esperte del volontariato nazionale e del terzo settore. D’altra parte, i molti progetti d’inserimento lavoro che questi enti competenti hanno presentato finora alla Cassa Ammende sono stati accolti, in genere, con il silenzio più assoluto. Oppure approvati ma non finanziati, senza alcuna spiegazione.

Il CNCA, perciò, invita il ministro Alfano ad aprire un bando pubblico sull’accompagnamento delle persone che escono dal carcere, affinché la competenza e la qualità dei progetti siano realmente valorizzate.